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La sprezzatura e la dignità residuale


Da questo punto in avanti il film non trae che conclusioni narrative e argomentative che sono in nuce già preallestite nelle sequenze precedenti. Carr Gomm riesce a far votare, grazie anche all’intervento della Regina, l’attribuzione vitalizia di una serie di stanze dell’ospedale a Merrick, in modo che questi la possa considerare casa sua e nel contempo possa godere dell’assistenza di medici e infermiere.
La doppia condizione di Merrick, di giorno in dialogo con la società, di notte ricacciato nella sua identità di Uomo Elefante, mostrato a puro uso e consumo di qualche perverso visitatore di turno, diviene una forbice sempre più divergente ed estrema che irrealizza i traguardi agognati da Merrick. Gli incontri organizzati dal guardiano notturno non si limitano alla visione spettacolare del “mostro”; questo deve essere coinvolto nelle loro scanzonate depravazioni: va fatto bere e gli si devono far baciare delle donne, infine gli si deve porgere uno specchio. Merrick urla di fronte alla propria immagine riflessa, ma le sequenze precedenti chiarificano la ragione di questo urlo: questa non risiede nella ri-scoperta delle sue mostruose fattezze (talvolta gli capita di vedersi riflesso alla finestra nottetempo), ma nel ritorno di quella violenza subita fin da bambino. Questo regresso agli “inferi” è demarcato dalla totale sprezzatura del guardiano che gli lascia un soldo, tra i tanti guadagnati, dicendogli: “comprati una caramella”. La frase non riasserisce il carattere subumano di Merrick, ma ne irride la sua dignità d’adulto.
Come se non bastasse al gruppo portato dal guardiano si era unito Bytes, il quale aspetta che tutti se ne siano andati per portarsi via il “suo” Uomo Elefante (lo chiama “Mio tesoro”, e da un lato gli esemplifica le bastonate, dall’altro quasi lo carezza).
Bytes è un personaggio ad altissima caratterizzazione (anche grazie all’interpretazione di Freddie Jones); i tratti attoriali sono costitutivamente ossimorici, ad ogni livello. Dall’aspetto trascurato (basette e barba incolta), ha tuttavia dei vestimenti che tentano di simulare una certa dignità; il comportamento affettato e suasivo lascia improvvisamente il posto a scatti d’ira; il portamento ieratico (ben alto sempre il mento e il corpo sempre disposto ad interporsi a quello dell’altro) si contrappone al tremolio delle mani, vinte dal nervosismo sofferto o forse da una sofferenza nervosa. Mentre la bocca spesso mugugna come “impastata” dalla rabbia che stenta a digerire, la parte superiore del viso presenta degli occhi decompressi, smodatamente aperti, tipici di uno scacco cognitivo e di passioni da soccombente. Bytes è uno che morde con la bocca (pretende di dominare la situazione), ma che si giustifica con gli occhi (segnala che in realtà rischia di esserne dominato).

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