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Forma degli argomenti e fallacie in filosofia


Fin da Aristotele si è cercato di distinguere argomentazioni valide e invalide individuando la loro forma. Per questo la logica, fin dai suoi tempi, viene chiamata logica formale.

Per respingere le argomentazioni scorrette, una strategia è fornire un controesempio. Costruire un controesempio vuol dire applicare lo stesso schema di argomentazione usato nell’esempio che pare convincente; produrre con questa forma, a partire da premesse vere, una conclusione palesemente falsa. Ad es. gli italiani sono europei, i francesi sono europei, gli italiani sono francesi.

Consideriamo: o Pippo ha la patente oppure gli è proibito guidare in autostrada; Pippo non ha la patente; gli è proibito guidare la macchina. Esso è corretto, poiché la prima premessa è vera dato che le due proposizioni sono mutuamente esclusive: se una è vera, l’altra è falsa e viceversa.
Consideriamo ora: o si taglia lo stato sociale oppure l’economia crolla, non si taglia lo stato sociale, l’economia crolla. Anche questo esempio è valido (se la prima premessa fosse vera, la conclusio-ne sarebbe vera) ma è infondato. E’ quello che si usa definire un falso dilemma. Infatti non è detto che la prima premessa sia vera, dato che le due proposizioni non sono mutuamente esclusive.

Molti discorsi di politici o venditori usano tale schema di ragionamento, che sembra fondato perché nasconde le alternative. Il tipico slogan è: “o compri il prodotto SUPER-X o ti accontenti di prodotti scadenti; ti accontenti di prodotti scadenti? No! Quindi compera il SUPER-X!”. Le cose si fanno difficili quando un ragionamento che non sta in piedi sembra starvi. La falsità può così smasche-rarsi con dati empirici; la scorrettezza dell’argomentazione può smascherarsi con controesempi.

Tratto da INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO di Domenico Valenza
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