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Ford, Agnelli e Gramsci sulla crisi del '29


Anche Ford scrisse nel 1931 un libro per analizzare la crisi del 1929 dal titolo “Perché questa crisi mondiale?”.
Anche questo volume, come il precedente, proclamava la validità delle sue idee.
Nega il carattere ciclico dell’economia. I periodi di depressione generale sono solo il risultato di una mancanza di intelligenza da parte dei dirigenti industriali e finanziari. La crisi quindi può essere imputata allo squilibrio fra una capacità produttiva cresciuta a ritmi forzati e un potere d’acquisto insufficiente.
Occorrono un’elevata remunerazione e regimi di orario contenuti per stimolare i consumi.
Il pensiero di Agnelli sulla crisi
Anche per il Senatore questa non è una delle solite crisi periodiche, cicliche, ma tocca tutta la struttura dell’economia mondiale. Alla radice vi è uno squilibrio tra produzione e consumo, tra produzione e potere d’acquisto. Secondo Agnelli bisogna ridurre le ore di lavoro e aumentare proporzionalmente il salario. È favorevole alla settimana lavorativa di 40 ore. Disciplina fordista: incrementare il potere d’acquisto con elevati livelli salariali.
Una terza voce: Antonio Gramsci
La polemica tra Agnelli e Einaudi è falsata dal fatto di considerare la struttura della società polarizzata sui “lavoratori” e sugli “industriali”. La società industriale deve scontare la presenza di azionisti speculatori. La crisi del 1929 ha svelato queste figure.


Tratto da L'ITALIA DELLE FABBRICHE di Cristina De Lillo
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