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Guido Soria, la riforma della disciplina industriale

Guido Soria, la riforma della disciplina industriale

Nel novembre 1919 Guido Soria, un ingegnere quarantenne, trasmette a Giovanni Agnelli, in qualità di presidente degli industriali metallurgici e meccanici di Torino, un memoriale in cui sono scritte sue proposte per una riforma della disciplina industriale.
la disciplina operaia va restaurata insieme col consenso dei lavoratori e con la loro lealtà bisogna rimediare alla scarsa modernità degli industriali. Devono essere rimpiazzati da giovani ingegneri il primo organismo che va regolato è la commissione interna occorre un decentramento totale della contrattazione. Gli accordi collettivi dovranno essere singoli, stipulati stabilimento per stabilimento separazione rigida tra operai, impiegati e capitecnici proibizione assoluta di ogni manifestazione politica lo sciopero è un crimine politica delle remunerazioni meno restrittiva soppressione della concorrenza interna azione di conquista dei mercati esteri.
Con il passare del tempo molte circostanze militano contro l’economia nuova:
il dilagare degli scioperi e l’orientamento conflittuale dei lavoratoril’alta inflazione la riforma del sistema elettore in senso proporzionale l’incertezza delle politiche economiche
Mentre si consuma la crisi politica italiana, nelle fabbriche tramonta la militanza operaia. Non è facile rientrare nei ranghi per chi ha guidato le lotte. Qualcuno cerca una via di uscita individuale attraverso il lavoro e l’abilità professionale: se la mobilitazione collettiva dei lavoratori ha fallito resta la possibilità della mobilitazione individuale. Si passa dall’artigianato alla miscroimprenditorialità.
È ciò che fa nel 1922 GIOVANNI MANDELLI, un operaio di Lucca che arrivò a Torino nel 1914. Divenne un militante socialista e della Fiom. Convolto nei moti urbani del 1917 fu spedito al fronte. Tornato dalla guerra, diventa uno dei capi dell’occupazione del suo stabilimento. Aderì al comunismo gramsciano torinese.
Nei primi del 1922  decise con altri tre fonditori di aprire una piccola officina a Borgo San Paolo, uno storico quartiere operaio della città.
Il figlio Walter diventerà promotore della Federmeccanica nel 1973 e in seguito vicepresidente della Confindustria. Il suo compagno di giochi Emilio Pugno, licenziato dalla Fiat, fu un carismatico leader sindacale della Cgil torinese.
Molti operai seguirono l’esempio di Mandelli.

Tratto da L'ITALIA DELLE FABBRICHE di Cristina De Lillo
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