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La dimensione del tempo nel CAG


Tra i compiti dell’educatore c’è quello di promuovere diverse forme di testimonianza storica della vita del centro: album fotografici e video-documentari diventano strumenti fondamentali per la rielaborazione e l’attribuzione di significato a piccole o grandi esperienze vissute insieme ai ragazzi.
Un CAG costituisce una palestra in cui esercitare e acquisire non solo competenze relazionali, ma anche abilità cognitive e capacità progettuali, sollecitati dal confronto con altri punti di vista, dal conflitto con visioni del mondo diverse.
L’educatore del CAG facilita, così, una costante oscillazione tra rarefazione e condensazione del tempo, in cui anche i momenti non strutturati rappresentano occasioni di crescita. L’esperienza del tempo libero da attività predefinite che si sperimenta in un CAG permette di imparare a perdere tempo: attraverso esperienze non regolate come il semplice e informale stare insieme, l’occasione per la chiacchiera futile, il contatto affettivo ecc. si ritrova il tempo per la relazione, per un ritorno su di sé, per riacquistare un senso di pienezza nelle proprie esperienze.

Tratto da L'EDUCAZIONE DIFFICILE di Anna Bosetti
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