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Stare in classe: il ruolo dell'educatore


Qualunque educatore si appresti ad avviare il proprio intervento deve prepararsi a rispondere a interrogativi che sono esplicitati dai bambini ma che, implicitamente, possono porsi anche gli insegnanti; reagire sin dall’inizio a queste richieste serve a costruire un legame di senso tra educatore, bambini e insegnanti.
L’educatore interagisce con tutti gli alunni, ma in particolare con il minore o i minori che mostrano disagio, per portarli ad affrontare domande circa il loro impegno, le loro difficoltà nell’apprendimento, il loro rapporto con gli altri all’interno della classe; si sofferma, quando emergono, sui conflitti tra i compagni, in particolare sulle singole individualità portatrici di disagio; contiene il bambino che in classe si agita, lo riprende e lo conduce all’esecuzione di un esercizio che si attarda a svolgere, affrontando con lui le motivazioni del rifiuto e, talvolta, della reazione aggressiva alla sollecitazione a riprendere il lavoro; interviene affinché il minore riconosca le regole generali del contesto scolastico e quelle specifiche di alcuni momenti. Un compito particolare generalmente assunto dall’educatore è quello di trattare con i compagni del minore le emozioni e i significati che suscitano in ciascuno le interazioni con il compagno più problematico.
È da annotare anche un insieme di possibili azioni dirette agli insegnanti: può trattarsi di offrire suggerimenti per la gestione del bambino che sta creando difficoltà, di provare a rivedere insieme alcune regole di conduzione della classe, di dialogare con tutti i docenti affinché eventuali incomprensioni o divergenze tra colleghi siano superate; in alcuni casi, può indicare altre risorse utili alla famiglia e alla scuola.

Tratto da L'EDUCAZIONE DIFFICILE di Anna Bosetti
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