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Studi caso-controllo


Gli studi caso-controllo vengono particolarmente utilizzati per studiare malattie rare (SLA), ma anche malattie non rare; sono studi retrospettivi: si parte dall'evento (diagnosi della patologia) e si raccolgono informazioni del passato, ad esempio si rileva se c'è stata una determinata esposizione o la presenza di fattori di rischio in soggetti che hanno poi sviluppato una determinata patologia.                  

In una popolazione di infartuati si osserva retrospettivamente se, prima dell'infarto, essi avevano una colesterolemia > 240 mg/dl; in una popolazione di malati di SLA si rileva se in passato sono stati esposti ad alcuni componenti presenti nell'erba sintetica dei campi di calcio (si pensa che alcune sostanze presenti nei campi sintetici di vecchia generazione possano predisporre alla SLA e ciò spiegherebbe l'alta prevalenza fra gli ex calciatori).

Tali informazioni possono essere reperite consultando le analisi del sangue (infartuati) o ricavandole direttamente dal soggetto (è il caso dei malati di SLA o degli infartuati che non hanno le analisi del sangue precedenti all'infarto); per tali motivi esiste un rischio di errore abbastanza elevato.

Gli studi caso-controllo sono rapidi, poco costosi e particolarmente adatti a studiare patologie rare ad eziologia sconosciuta; tuttavia, sono possibili distorsioni a causa di informazioni non corrette fornite dal paziente (bias interviste).

La caratteristica fondamentale di questi studi è la misura dell'esposizione pregressa effettuata separatamente in 2 gruppi diversi di soggetti, denominati gruppo-casi e gruppo-controlli. Lo studio caso-controllo differisce dallo studio trasversale in quanto seleziona i casi e i non casi da popolazioni differenti; rispetto allo studio di coorte, permette di valutare l'effetto di diverse esposizioni e, quindi, l'eventuale presenza di interazione tra esse. Una larga spinta all'utilizzo di questi studi in epidemiologia si ebbe grazie a Cornfield (1951), il quale dimostrò che il rapporto tra le frequenze di esposizione nei casi e nei controlli poteva essere impiegato per stimare il rischio relativo di malattia.


Tratto da L'EPIDEMIOLOGIA E LE SUE BRANCHE di Stefania Corrai
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