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L’essere come Ereignis

Ma proprio quando l’uomo riconosce che la tecnica non è più strumento nelle mani dell’uomo, ma imposizione che rende ogni ente un materiale di consumo, proprio nel Gestell c’è la possibilità di comprendere che l’essere è un qualcosa che si dà al di là di qualsiasi intenzionalità umana. Attraverso l’imporsi all’uomo della consapevolezza del darsi impositivo della tecnica c’è un primo lampeggiare dell’Ereignis (evento) e diventa possibile superare il nichilismo.
L’essere non è una sostanza o un soggetto come il pensiero occidentale lo ha tradizionalmente inteso. L’Ereignis ci dice che l’essere è un darsi non ipostatizzabile e indica la mobilità dell’essere. In esso la coappartenenza tra essere e pensiero è ulteriormente ribadita. Nell’intendere il darsi dell’essere come Ereignis, infatti, si dà una relazione di proprietà: l’uomo nel porsi in ascolto prende possesso della propria identità ipseistica. Inoltre, quanto più l’uomo si appropria di sé, tanto più si “transpropria” nell’essere.

Tratto da L'ULTIMO HEIDEGGER di Carmine Ferrara
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