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L’intelligenza nei bambini autistici


-> L’esame dell’intelligenza
Problema dell’attendibilità del QI nei bambini autistici (difficoltà ad esaminarli). Secondo gli studi epidemiologici, la > degli autistici ha ritardo mentale, però già Kanner e Asperger avevano notato capacità e interessi insoliti, espressione viva e molto diversa da altri soggetto con ritardo mentale, comportamenti che spesso rivelano capacità fuori dall’ordinario.
Alcuni studi hanno considerato il problema della valutazione del QI (confronto dei risultati iniziali in soggetto di 5 anni con risultati a 15 anni) più confronto del QI con rendimento scolastico e adattamento sociale = validità del QI rispetto ai criteri di vita reale e con il test del tempo = una valutazione attenta delle capacità intellettive degli autistici è attendibile, le stime del QI restano le stesse a 10 anni di distanza anche usando batterie e test diversi. I bassi valori del QI riflettono un fatto stabile in accordo con risultati scolastici e funzionamento quotidiano del sogg, rispecchiano un handicap reale.

-> L’”idiot savant” autistico
Rari individui che, nonostante il ritardo mentale, dimostrano prestazioni eccellenti in qualche campo anche > alle persone dotate. C’è una relazione del 50% di soggetto con un’area > do conoscenze e abilità 8es. disegno, musica), difficilmente utilizzano professionalmente il loro talento perchè l’handicap mentale lo impedisce. Non si sa perchè diventi idiot savant, deve prodursi un grado di determinazione ossessiva perchè si perfezioni un’abilità particolare (es. assenza di vita sociale). I bambini autistici classici mostrano un’insolita capacità di concentrazione focalizzata che faciliterebbe lo sviluppo di un’abilità isolata. Tra le abilità più frequenti: memoria automatica, abilità costruttive-spaziali. Kanner parla di isolotti di capacità (natura isolata di picchi di prestazioni).

-> Alti e bassi di prestazioni
Wisc: scala di intelligenza per bambini con cui solitamente si valutano gli autistici, mostrano un profilo molto piĂą frastagliato di qualsiasi altro gruppo, di solito 2 poli opposti nonostante le variazioni individuali:
•    polo di prestazione peggiore: nei sub test che implicano un alto grado di competenza comunicativa, soprattutto di comprensione che richiede delle risposte di senso comune a domande ipotetiche apparentemente semplici. Non è sufficiente che una risposta sia corretta, ma pertinente alla domanda. Negli autistici la comunicazione è disturbata e facilmente cadono in questi test, però nelle domande che richiedono un’informazione precisa su un argomento in cui il soggetto ha conoscenze speciali, danno risposte perfette
•    polo di prestazione migliore: copiare in un t stabilito un disegno astratto con piccoli cubi = l’autistico solitamente ottiene un punteggio buono o migliore dei soggetto normali (i soggetto con ritardo mentale non autistici trovano difficoltĂ )
non bisogna però soffermarsi sulla prestazione del test perchè non corrisponde alla capacità: una prestazione può essere migliorata/peggiorata con l’esercizio, non è un riflesso perfetto delle capacità sottostanti.

-> Intelligenza nei test e intelligenza nelle situazioni reali
Dai test emerge un deficit di comprensione verbale e nessun deficit delle abilità spaziali; negli autistici spesso lettura e capacità di pronuncia sono eccellenti come la prestazione a problemi matematici astratti, ma nella vita reale sono incapaci e indifesi. Riescono bene in quei test dove manca un contesto più ampio (es. matrici di Raven, Seguin, test che saggiano le competenze astratte che non dipendono dalla capacità di eseguire altri compiti) e vanno male dove il contesto è importante (invece nella vita reale lo stimolo necessario per risolvere il compito si inserisce in un contesto più ampio). Negli autistici manca la capacità di contestualizzazione.
Le abilità di memoria meccanica: per es. memorizzazione di stringhe di parole, i non autistici si orientano verso il significato, la struttura e significato della frase agiscono da stimolo per mettere insieme le parole e farne un’unità coerente, gli autistici tendono molto meno a riordinare le frasi casuali, non sono spinti a organizzare gli stimoli in unità coerenti (nelle persone normali esiste la spinta a riorganizzare il materiale casuale).
Gli autistici non ricavano alcun vantaggio da frasi con senso, non c’è attenzione al significato generale e struttura non casuale della frase, possono ricordare allo stesso modo frasi con/senza senso = mancanza di preferenza per stimoli coerenti.

Tratto da L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA di Antonella Bastone
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