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Monastero come società perfetta



Il monastero era esempio della società perfetta, ove si vive senza possesso personale, con tutto in comune sotto la guida dell'abate, anche se c’è un organo per le decisioni collegiali, il capitolo. Ma il monastero è anche immagine e applicazione in terra della Gerusalemme celeste. Esso è un mondo da cui il monaco non può e non deve uscire. Da lì preghi per sé e per tutti. Con l’età carolingia il monachesimo europeo si unifica sotto la regola benedettina (817) e i monasteri prendono questa forma stabile. Cresce l’importanza politica dei monasteri. Questo porterà alla crisi spirituale del 12°-13° sec. La 1° grande riforma benedettina è la cluniacense. Nel 910 il duca d'aquitania Guglielmo il pio dona all’abate Bernone un terriotorio in francia centrale a Cluny. Il territorio è donato direttamente al papa. Il monastero di cluny diviene così autonomo. Vi era un unico abate, cui erano sottoposti tutti i monasteri fondati dai cluniacensi, a capo dei quali era un priore. Da tale centralizzazione fu facile riformare la vita monastica: dai cluniacensi emerge l’esigenza di riformare la chiesa: si modifica in parte la regola benedettina accentuando lettura, preghiera e spazio liturgico. Vero iniziatore del movimento cluniacense fu il 2° abate, Oddone, nato nell’879,  è abate di cluny dal 927 alla morte. L’abate di cluny in generale diviene una delle più potenti personalità del mondo feudale: mentre la povertà è ideale del singolo monaco, il monastero può possedere. I fedeli cercano favori e offrono donazioni. Avere un figlio in monastero diviene motivo di prestigio e speranza che diventi potente.

Tratto da LA CHIESA MEDIEVALE di Dario Gemini
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