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La società polacca e la guerra

Durante la guerra la Polonia era per metà russa e per metà tedesca.
Parte tedesca: le SS procedettero, sotto il comando di Frank, alla “germanizzazione” della Polonia = massacro di migliaia di intellettuali. Fu creato il Governatorato generale al centro del paese, mentre alcune regioni furono formalmente annesse alla Germania. La sorte dei polacchi era determinata in base all’appartenenza a una di quattro categorie:
Reichsdeutsch: nati nel vecchio territorio del Reich
Volksdeutsch: discendenti da tre generazioni di tedeschi
Nichtdeutsch: polacchi ma NON ebrei – destinati al ruolo di schiavi senza qualifica perché slavi
Juden: gli ebrei, destinati alla sorte peggiore.
Oltre alle SS erano operative anche la Gestapo e la Polizia dell’Ordine (Ordnungpolizei – ORPO). Tutta l’economia polacca fu piegata a supporto dello sforzo bellico tedesco e la popolazione ebraica fu inizialmente spinta nei ghetti (vedi il grazioso par. sotto).
Parte russa: per l’Urss la Polonia non esisteva proprio più per “debellatio”. Nel settore russo i polacchi erano meno degli ucraini e bielorussi. Annessi i territori, i sovietici procedettero alla depolonizzazione. Tra ’40 e ’41 un milione e mezzo di polacchi furono deportati in Asia centrale, ricalcando così il modus operandi staliniano del periodo delle grandi purghe. Al contrario della Germania, l’Urss non aveva bisogno di spazio vitale per la sua popolazione, bensì di uno stato cuscinetto, dunque, se i tedeschi potevano limitarsi a garantire l’ordine con la forza senza badare al consenso, i russi dovevano ottenere un minimo di collaborazione e per questo si presentarono come liberatori.

Tratto da LA POLONIA di Giulia Dakli
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