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Il videoattivista politico


Dall’adesione totale del militante si è passati ad u rapporto più laico  strumentale con la politica.
Molte pratiche della militanza sono scomparse e l’attività di proselitismo è concentrata nei periodi elettorali, si è ridotta la vita di sezione ed è quasi scomparsa l’azione di formazione e preparazione politica ridotti a momenti di socialità e svago.
Il ruolo del militante è ridimensionato con i mezzi di comunicazione di massa e la televisione.
La crisi della militanza e della partecipazione non significa una rottura totale tra cittadini e politica, ma sicuramente questo rapporto è inferiore rispetto ad alcuni decenni fa; il numero di iscritti ai partiti è ancora superiore rispetto a quello delle altre nazioni.
Dopo la crisi degli anni’80 si è registrata una ripresa nella partecipazione legata all’emergere di nuovi movimenti collettivi e ad un ritorno dell’interesse verso la cosa pubblica.
Quella degli anni ’90 è comunque una partecipazione differente rispetto a quella dei decenni precedenti, ci sono differenze nelle categorie sociali, è costruita su nuove categorie ideologiche e segnata dalla crisi dei partiti e dalla conquista dei movimenti di autonomi canali di accesso al sistema politico.
A partire dagli anni’90 si è assistito all’emergere e al consolidamento di gruppi radicati a livello nazionale che pur partecipando alle elezioni rifiutano di considerarsi partiti e all’emergere di movimenti che registrano una grossa partecipazione come il movimento no-global e quello per la pace; in molte manifestazioni si è parlato di milioni di partecipanti come lo sciopero generale del 1994  contro il primo governo Berlusconi, la manifestazione sindacale in difesa dell’articolo 18 del 2001 e la manifestazione della pace del febbraio 2003.
Ci sono ancora milioni di persone disposte a partecipare alla cosa pubblica, a mobilitarsi per una causa, a sentirsi parte di un partito o di un movimento.
Di fronte a questo cambiamento la politica tradizionale incentiva il “massimo livello di minima partecipazione” e quindi preoccupata dall’apatia dei votanti estende l’orario di apertura dei seggi o abilita il voto telefonico o via internet; se è preoccupata del calo di iscritti lancia campagne di marketing per incoraggiare i sostenitori ad iscriversi; cerca di offrire a coloro ancora interessati alla cosa pubblica le occasioni per condividere un’appartenenza e consolidare la partecipazione.
Per rafforzare il rapporto con gli elettori sono importanti quelle comunicazioni ad alta intensità emotiva e visibilità che non richiedono un’attività continuativa.
Gli slogan del ’68 nascevano nelle piazze e nelle aule occupate, nel 1990 due giovani pubblicitari intercettano una curiosa notizia di cronaca ossia la caccia ad una pantera nera nella periferia romana e quindi creano lo slogan “la pantera siamo noi”.
Quel “potenziale di notiziabilità” in passato legato a repertori violenti viene mantenuto attraverso l’alta teatralità e una frequente innovazione nei repertori simbolici che affidano il loro effetto a innovazione, capacità di generare solidarietà o potenziale emotivo.
I nuovi movimenti protagonisti della turbopolitica hanno chiaro che la comunicazione può essere più fragorosa di un corteo.
Tra le forme di militanza attuali vi è il videoattivismo, una pratica che individuava nella comunicazione il campo di intervento e lo strumento d’azione; i video attivisti danno vita a diti internet mettendo in rete filmati  fotografie, sono i manifestanti che partecipano al G8 armati di videocamere e macchine fotografiche e sono anche gli ecologisti che danno luogo ad azioni dimostrative altamente spettacolari avvisando i mass media.
Il nuovo attivista non solo fa l’informazione con video, siti, giornali, ma fa per l’informazione mostrando e mettendo inscena le sue opinioni; da una militanza come scelta di vita si è passati a forme di partecipazione coinvolgimento meno totalizzanti, ma altamente visibili e immediatamente comunicabili; una militanza “light” che i partiti e i movimenti devono promuovere e incentivare.
Ad esempio il Club di Forza Italia è visto come un “simulacro di partecipazione”,un modo per comunicare e coinvolgere senza vecchie procedure ed impegni, aderire sviluppava condivisione emotiva.
Anche per le primarie del centro-sinistra dell’ottobre 2005 hanno partecipato al voto oltre quattro milioni di elettori che al costo di un euro e lunghe attese hanno voluto scegliere il proprio leader per prendere parte ad un iniziativa fortemente simbolica.
Nuove forme di partecipazione sono l’iscrizione a mailing list , la frequentazione di forum e chat, il coinvolgimento nei blog, sino alla partecipazione a met up , incontri e riunioni di persone abituati a frequentarsi informaticamente, ossia forme di aggregazione rese possibili dalla rete.
Queste nuove pratiche sociali sono da un lato flessibili  immateriali e rendono possibile ai partecipanti di condividere progetti e campagne senza ritrovarsi in piazza, in sezione, ecc..
Inoltre queste nuove pratiche sociali sono distanti dai protagonisti ufficiali della politica che non sono ancora riusciti ad entrare nella logica della rete e a fare di internet un efficace strumento di comunicazione,
di fronte all’indeterminatezza e all’indeterminabilità dei cittadini i partiti devono creare coinvolgimento e appartenenza a basso costo e d è i questa direzione che le primarie del centro-sinistra sono state inferiori alle possibilità.
La macchina organizzativa messa in campo non è stata affiancata da un efficace campagna di comunicazione, nessun slogan, segno da condividere, nessun simbolo, nessuna grande manifestazione vuol dire nessuno strumento per creare elementi di identità, orgoglio, appartenenza, per sollecitare cioè il massimo livello di minima partecipazione.

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