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Appendice di Richard Thoma: l'ideologia del parlamentarismo e della dittatura

All’uscita originaria dell’opera di Carl Schmitt, risalente al 1923 seguì la recensione piuttosto polemica di Richard Thoma con cui ha cercato di enucleare le reali conclusioni della ricerca di Schmitt sull’essenza del Parlamento  e del sistema di governo parlamentare, sulla dittatura razionalistica del marxismo e sulle dittature irrazionali, che il sindacalismo raccomanda e il fascismo sperimenta.
Secondo Thoma, la trattazione è da un lato un contributo puramente scientifico alla conoscenza di certe idee politiche e della loro connessione filosofica; per il resto , si mostra come una specie di tesi e prognosi politica costituzionale.  In questa seconda caratteristica, la trattazione secondo Thoma sembra non riuscita e inadeguata.
L’intento di Schmitt è quello di ricercare “il nocciolo ultimo dell’istituzione del moderno Parlamento che oggi costituisce un vuotp apparato.
Per Schmitt la ratio dell’istituzione parlamentare è nella trattativa pubblica fatta di argomento e controargomento, pubblico dibattito e pubblica Discussione in Parlamento e nella stampa pubblica. Ciò era già stato espresso da Guizot, innanzitutto, e da altri, come per es. Forcate. Attraverso la concorrenza dei punti di vista, dell’equilibrio delle opinioni, della Discussione Parlamentarer e dell’opinione pubblica, sarebbe possibile trovare la “verità”, e di conseguenza, il Parlamento offrirebbe una garanzia della relativamente migliore legislazione e politica. In tal modo può essere superata la “prassi dell’arcano” propria dell’assolutismo.
Riconoscendo in questa ideologia il “centro spirituale del Parlamentarismo moderno” Schmitt giunge alla conclusione che il Parlamento ha perso il suo fondamento storico – spirituale. Non vi è infatti più quella fede permanente ottimistica nei meravigliosi risultati dei dibattiti parlamentari e nelle polemiche giornalistiche.
Oggi sono utili altre idee, quali quella scaturita dal pensiero marxista della dittatura razionalistica e certe “teorie irrazionalistiche dell’uso diretto della forza” di cui il teorico più noto è Georges Sorel e la cui prassi ha portato davanti ai nostri occhi Mussolini, entrambi esaltanto il “mito”: il secondo, quello della nazione che si erge vittoriosa all’attacco, il primo, quello dello sciopero generale e del socialismo.

Secondo Thoma tali esposizioni di Schmitt sono incomplete. Se si vogliono indagare i fondamenti storico – spirituali di un istituto politico, non ci si può limitare allo studio di una singola ideologia, che è stata proposta a sua giustificazione. Esse vanno necessariamente menzionate tutte. Secondo Thoma vi sono altre e più importanti giustificazioni ideali delle assemblee rappresentative. E’ sufficiente leggere per es. gli scritti e i discorsi di Max Weber, di Hugo PreuB, di Friedrich Neumann degli anni 1917 e seguenti, per vedere che gli argomenti politici con cui essi hanno richiesto la riforma del Reichstag ed uno spostamento di potere a livello di diritto costituzionale a favore di esso, sono completamente diversi e ancora assolutamente vitali.
Inoltre, secondo Thoma non è esatto che il moderno Parlamento non produca più alcuna creativa Discussione pubblica. La Discussione creativa dei parlamentari si è ritirata prima nelle commissioni e alla fine nel segreto delle stanze dei gruppi parlamentari, del gabinetto, dei colloqui tra i gruppi e le discussioni pubbliche nell’assemblea plenaria non hanno certo più alcun significato per questa. La hanno di sicuro, invece, per la formazione dell’opinione al di fuori di esse, col venire lette e, consapevolmente o inconsapevolmente, prese in considerazione da giornalisti e altri politici.
Secondo Thoma, se il Parlamentarismo un giorno dovesse fallire e non si potesse più rigenerare, ha molte altre possibilità di configurazione, oltre al Parlamentarismo. E’ possibile che la politica costituzionale europea venga posta un giorno davanti alla alternativa: Parlamentarismo democratico o dittatura violenta.
Thoma analizza i vari capitoli dell’opera di Schmitt.

Così nel 1° capitolo “Democrazia e Parlamentarismo”, Schmitt sostiene  che la democrazia si esaurisce in una serie di identificazioni (volontà della maggioranza = volontà del Parlamento = volontà del popolo e simili), scambia definizione e ideologia giustificatoria e, tra le diverse giustitifcazioni democratiche, ne sceglie una soltanto, ossia quella che è certo stata la più nota nella letteratura, ma non la più importante dal punto di vista storico tra le componenti della democratizzazione europea.
Thoma ha affermato la unilateralità nel secondo capitolo “I principi del Parlamentarismo”.
Il terzo capitolo “La dittatura razionalistica nel pensiero marxista” costituisce il culmine dell’intera trattazione: la inconciliabilità del marxismo con la democrazia e l’inevitabilità della su svolta verso la dittatura. Schmitt inoltre parla di autogaranzia del marxismo: l’essenza di un’epoca, qui dell’epoca del capitalismo borghese, può essere compresa del tutto solo se ha goduto la vita fino in fondo e il capovolgimento è imminente, allora il pensatore che brama questo capovolgimento può con certezza cogliere i nessi come un sintomo che la fine dei tempi è venuta.
Thoma afferma inoltre che acuto e istruttivo è anche il quarto capitolo. Esso collega le idee inarco – socialistiche di Georges Sorel , all’indietro, “con i suoi antenati spirituali Proudhon, Bakunin e Bergson”, in avanti, con i brutali metodi del bolscevismo e del fascismo italiano. Esso mostra come il mito della lotta di classe ha prodotto da sé, a partire da un figura ridicola originariamente creata da aristocratici, l’immagine del borghese, ossia della congiunzione di tutto quanto è detestabile, con cui non si patteggia, ma che si abbatte.
Il mito nazionale avrebbe riportato la vittoria su quello proletario, in particolare allo scoppio della guerra mondiale, ed attraverso Mussolini, avrebbe superato anche democrazia e Parlamentarismo.
La simpatia di Schmitt è per l’irrazionalità del mitico, la quale nonostante discenda dall’anarchismo, avrebbe contribuito a fondare “un nuovo sentimento dell’ordine, della disciplina e della gerarchia”. Ma egli vede e teme i pericoli di essa che li individua nella possibilità  di un distruttivo pluralismo di miti e dunque un “politeismo”. Forse, secondo Thoma, Schmitt può avere supposto un’alleanza del dittatore nazionale con la Chiesa cattolica per dar luogo ala reale soluzione e alla definitiva restaurazione di ordine, disciplina e gerarchia.
Comunque, secondo Thoma, Schmitt non tiene conto di un “terzo mito”, non meno vitale rispettto a quello nazionale e rivoluzionario, l’unico che allo stesso tempo va d’accordo con l’etica cristiana e con cui la Chiesa cattolica si è alleata spesso: è il mito della pace perpetua.

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Dettagli appunto:

  • Autore: Angela Consolazio
  • Facoltà: Scienze Politiche
  • Titolo del libro: La condizione storico-spirituale dell'odierno parlamentarismo - a cura di G. Stella - ISBN 88-348-4388-6
  • Autore del libro: Carl Schmitt
  • Editore: G. Giappichelli Editore
  • Anno pubblicazione: 2004

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