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Empatia e simpatia

L’empatia viene spesso confusa con la “simpatia” o la compassione. Queste ultime però presuppongono che si siano vissuti esperienze e sentimenti simili a quelli della persona per la quale le si prova. Siccome un tempo si riteneva che i bambini non potessero provare empatia, l’educazione consisteva nell’insegnare loro come si dovevano comportare nelle varie situazioni. C’era un comportamento standard a seconda dei diversi contesti sociali, e i bambini lo imparavano praticamente a memoria, in attesa di sviluppare più tardi, da adolescenti e giovani adulti, le loro capacità empatiche. Ai nostri giorni questo tipo di educazione è molto meno diffuso. Ogni tanto qualcuno si lamenta sostenendo che i bambini di oggi mancano di empatia, competenza sociale e senso della comunità. Alcuni li definiscono semplicemente dei maleducati e auspicano una maggiore empatia da parte loro.
In realtà è raro trovare bambini di età compresa fra i tre o quattro anni il cui comportamento riveli la perdita o il deterioramento della capacità empatica. Sono bambini che non si accorgono quando fanno del male ad altre persone; le prediche, i richiami di tipo morale non fanno loro nessun effetto. Innanzitutto è importante distinguere le facoltà empatiche dal comportamento che viene loro associato nelle diverse culture. Il modo in cui si esprime la propria empatia agli altri è il risultato di un lungo processo di apprendimento, che avviene attraverso l’esempio dei genitori e di altre persone con cui i bambini hanno un contatto quotidiano.

Tratto da LA FAMIGLIA È COMPETENTE di Anna Bosetti
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