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Otto Karolyi – Strumenti a corda


La categoria degli strumenti a corda comprende tutti gli strumenti in cui il suono viene prodotto dalla vibrazione di corde tese. Gli strumenti a corda si dividono in tre gruppi: ad arco, quando cioè la corda è posta in vibrazione della pressione di un archetto (violino, viola, violoncello e contrabbasso); a pizzico, quando la vibrazione avviene pizzicando una corda (arpa, clavicembalo); a martello, quando la corda è percossa da un piccolo martello (pianoforte).

Il grande progresso tecnico del pianoforte è la possibilità di aumentare o diminuire l’intensità del suono con il tocco. Fra i meccanismi abbiamo gli smorzatori, pezzettini di legno ricoperti di feltro che, appena i tasti vengono abbandonati dalla mano, fermano la vibrazione delle corde.

Un pianoforte ha poi di solito due pedali: quello di risonanza e il pedale a una corda. Il primo solleva tutti gli smorzatori dalle corde (le corde sono libere di vibrare); con il secondo le corde vengono solo parzialmente colpite, con un suono più delicato. La notazione della musica per pianoforte, come quella per clavicembalo e per arpa, è segnata su due righi.

Il nostro sistema musicale è basato su un trucco acustico. Gli intervalli esattamente calcolati producono un fenomeno acustico sgradevole: certe note non si corrispondono enarmonicamente (ad esempio Si# e Do, il primo è più alto). Per superare questa discrepanza, i fabbricanti di strumenti ebbero l’idea di alterare leggermente l’altezza degli intervalli, dividendo poi l’ottava in dodici semitoni uguali; in tal modo certe note divennero enarmonicamente equivalenti.

Ciò semplificò la costruzione degli strumenti a tastiera; invece di avere due tasti, Si# e Do, uno divenne sufficiente. Ecco perchè l’accordatore è stato chiamato l’uomo pagato per mettere i pianoforti fuori tono. Per un vantaggio musicale si è venuti ad un compromesso fra scienza ed arte.

Tratto da LA GRAMMATICA DELLA MUSICA di Domenico Valenza
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