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Il montaggio invisibile: la gestione temporale


Il montaggio invisibile opera anche sul tempo del film, costruito eliminando i momenti morti della scena: si parla in questo caso di ellissi, che può essere di due tipi. Il primo è la microellissi, di cui lo spettatore non deve accorgersi, determinante nei raccordi sul movimento, dove azioni lunghe sono ridotte all’essenziale senza che lo spettatore si renda conto che gli è stato rubato del tempo.

Nell’ellissi vera, invece, lo stacco temporale è avvertibile dallo spettatore: il racconto passa da una situazione spazio-temporale a un’altra senza soluzione di continuità. Esistono vari modi per indi-care un’ellissi: un esempio sono le dissolvenze incrociate (nel cinema classico) o il campo vuoto.
Una particolare forma di ellissi è la sequenza a episodi o montaggio a graffa: accompagnate dalla musica, una serie di inquadrature di tempi e luoghi diversi, spesso separate da dissolvenze incrociate o panoramiche vorticose, mostrano aspetti di una successione temporale (sfilata di titoli di giornali per raccontare una carriera, baci e litigi per riassumere una storia d’amore, ecc.).

Una figura importante per comprendere il lavoro del montaggio sul tempo del film è il montaggio alternato (crosscutting): esso alterna inquadrature di due o più eventi che si svolgono simultanea-mente in luoghi diversi. Rientra in esso il salvataggio all’ultimo secondo, inventato da Griffith nel finale di Nascita di una nazione (l’arrivo del Ku Klux Klan) e applicato dal cinema americano.

Espressione di un narratore onnisciente, il montaggio alternato dà allo spettatore un sapere superiore a quello dei personaggi. Spesso confuso con il montaggio alternato è il montaggio parallelo (parallel editing), anche qui il film presenta due serie alternate di eventi, che però non sono simultanei: il loro accostamento ha invece un valore simbolico, concettuale.

Bisognerebbe invece soffermarsi non solo sul montaggio nella scena, ma anche tra le scene. E’ possibile distinguere varie forme di punteggiatura che marcano la transizione tra le sequenze. Lo stacco netto è il passaggio diretto da un’inquadratura alla successiva.

La dissolvenza è un passaggio più morbido: può essere d’apertura (o assolvenza: appare dal nero dello schermo), in chiusura (o su nero o fondu: l’immagine sfuma fino a diventare nera) e incrociata (l’immagine che svanisce si sovrappone per pochi fotogrammi a quella che emerge).

Altri segni di punteggiatura caduti in disuso, e recuperati solo con spirito postmoderno (Scorsese) sono l’iris (un cerchio nero che si chiude sull’immagine) e la tendina (linee divisorie tra due imma-gini che si muovono lateralmente o verticalmente riducendo una e lasciando il posto all’altra).

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