Skip to content

Le personalità della riforma protestante, Carlo Borromeo

Le personalità della riforma protestante, Carlo Borromeo

Alcune personalità, con le loro azioni e le loro pubblicazioni, hanno influito profondamente sull’evoluzione della mentalità generale. 5 sono le figure emblematiche, che agirono secondo le direttive e nello spirito del concilio di Trento: 2 pastori, la cui azione sembra aprire e chiudere il periodo di attuazione ufficiale della riforma tridentina, inaugurato da Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, e in un certo senso concluso da Francesco di Sales. Un papa, Pio V, colmo di zelo nell’elaborare gli strumenti della Riforma. Una riformatrice Teresa d’Avila ansiosa di indicare il ruolo della mistica e della vita religiosa femminile nel paesaggio rinnovato del cattolicesimo. Infine un teologo, Roberto Bellarmino, la cui sistemazione teologica e soprattutto ecclesiologica, ha segnato per secoli il cattolicesimo.

Carlo Borromeo, o la riforma esemplare

Il compito di applicare i decreti tridentini toccava ai vescovi. Non è possibile omettere un accenno alla molteplice attività di Carlo Borromeo che incarnò il modello di vescovo secondo lo spirito del concilio di Trento. Egli nacque ad Angera nella fortezza dei Borromeo sul Lago Maggiore. La madre era sorella del papa Pio IV, che nel 1560 nominò il nipote arcivescovo di Milano, cardinale segretario di Stato, protettore di alcuni importanti Ordini religiosi, protettore del Portogallo e della Bassa Germania, legato di Bologna, arciprete di Santa Maria Maggiore, gran penitenziere ecc. Le sue rendite erano elevate, eppure per una volta quel cumulo di benefici che cadevano sulle spalle di un ventiduenne non apparivano scandalosi o ingiustificati. Che avesse un'indubbia vocazione religiosa lo dimostrò quando, morto il fratello maggiore, tutti s'aspettavano che rinunciasse alla carriera ecclesiastica (benché cardinale, non era stato ancora ordinato suddiacono), per potersi sposare e proseguire la casata. Invece, si affrettò a farsi ordinare sacerdote. Fu un asceta (si sapeva che cenava a pane e acqua e che dormiva su un saccone di paglia), un lavoratore indefesso, un uomo di preghiera, un temperamento di capo. Segretario di Stato durante l'ultima sessione del concilio di Trento, dopo l'elezione del nuovo papa da lui favorita, il domenicano Michele Ghislieri che prese il nome di Pio V, decise di dare l'esempio obbedendo al decreto che esigeva la residenza del vescovo nella sua diocesi. La situazione ecclesiastica della città, che da circa quarant'anni non aveva avuto un vescovo residente, era paurosa. All'indomani del suo ingresso in città (1565), il Borromeo indisse un concilio provinciale con 15 vescovi suffraganei nel corso del quale promulgò i decreti tridentini. Invitò Gesuiti, Teatini, Barnabiti e Oratoriani per avere preti preparati per l'opera di riforma. Effettuò il riordino amministrativo delle oltre ottocento parrocchie della diocesi, riunite in decanati a capo dei quali furono posti i migliori preti che poté trovare. Fondò il seminario, il collegio Borromeo di Pavia, il collegio elvetico a Milano per formare preti destinati a quella parte della sua vasta diocesi posta in territorio elvetico, e il seminario di Ascona sul Lago Maggiore. I preti indegni furono invitati a un "pellegrinaggio" in arcivescovado e di qui condotti in una casa di esercizi spirituali da cui uscivano solo se emendati e pentiti. I monasteri furono riformati: le religiose di clausura furono costrette a mettere le grate di ferro alle finestre e la ruota nel parlatorio per impedire che avessero contatti con persone estranee al monastero. La gente semplice lo capì e lo seguì anche perché provvedeva a ospedali e ospizi sovvenzionati col suo patrimonio. Le sue scuole di dottrina cristiana, gli oratori, divennero l'iniziativa più importante in campo giovanile. Nel 1576 il suo eroismo giunse al culmine durante le peste, quando si recò nel lazzaretto e negli ospedali per celebrare la Messa e portare conforto religioso ai moribondi. Estenuato da una vita eroica, morì nel corso di una delle sue faticose visite pastorali nel 1584, all'età di 47 anni, lasciando una diocesi trasformata in profondità, ma soprattutto lasciando un esempio che fu imitato anche altrove.

Tratto da LA RIFORMA PROTESTANTE di Alessia Muliere
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.