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La questione della forma di governo in Tommaso d'Aquino


5,12 È un problema discusso se Tommaso preferisca una forma di governo monarchico oppure mista, ma in realtà sembra concentrarsi più sulle garanzie che ogni forma può dare. La monarchia garantisce meglio l’unità dello Stato e il raggiungimento veloce di decisioni di interesse generale; tuttavia, presenta dei limiti psicologici e di sviluppo e può degenerare facilmente in una tirannia, in cui il sovrano governa per mezzo della paura e vede la potenza e la prosperità dei sudditi come una potenziale minaccia.

5.13 La “buona monarchia” elaborata da Tommaso è simile a un moderno sistema presidenziale con un esecutivo efficiente. Egli si sofferma in particolare sui limiti del potere e sui rimedi a una possibile sua degenerazione, e assegna al popolo un ruolo attivo nell’eleggere il re che, in quanto eletto, può anche essere destituito) e nell’elaborare un struttura politica che non degeneri in tirannia.

5.15 Il problema del limite è centrale perché è molto facile che il sovrano cominci a comportarsi disonestamente per ottenere un vantaggio, ma in questo modo si genera un clima di paura e insicurezza poiché il popolo, pur di far giustizia e scampare ai soprusi, appoggia qualunque forma di rivoluzione o estremismo.

5.17 Stato e autorità sono concetti di per sé positivi, poiché servono a perseguire il bene comune attraverso una coordinazione dei beni individuali. Si deve obbedienza all’autorità, ma non in modo incondizionato (si tratta di uomini liberi): è SUBIECTIO CIVILIS (diversa dalla SUBIECTIO SERVILIS), necessaria per avere la coesione fondamentale all’interno di una società.

5.19 Il pensiero politico di Tommaso è modernissimo: egli, uno degli spiriti più aperti dell’Occidente, ha saputo dare il via a riflessioni che confluiranno poi nella rivoluzione inglese e portare avanti la teorizzazione di molti principi liberali (in primo luogo, la libertà di coscienza). Inoltre, prevede dei saldi limiti per l’operato del legislatore (non può agire arbitrariamente), cosicché connette la legge alla razionalità a cui un governo civile e non tirannico non può sfuggire. Nel caso in cui la legge non esprime la razionalità che dovrebbe, oppure il legislatore va oltre i propri compiti, la disobbedienza civile diventa un obbligo.

Tratto da LA SOCIETÀ APERTA E I SUOI AMICI di Luca Porcella
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