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La “fine delle certezze”: le conseguenze inintenzionali


1.17 Guicciardini parla quasi di “fine delle certezze”, almeno in campo politico e sociale, poiché riconosce l’emergenza di conseguenze inintenzionali di azioni umane intenzionali, tant’è che in alcuni campi non possono esistere regole certe e assolute per la varietà delle circostanze che determinano le conseguenze delle azioni umane.

1.18 L’incertezza è ineliminabile, e domina specialmente nel campo della politica. I politici sono maggiormente soggetti al mutare delle contingenze, ciononostante si credono scienziati, e presumono di poter attuare previsioni certe sul futuro, le quali si rivelano spesso fallaci.

1.20 Al tempo di Guicciardini, era diffusa la presunzione di poter organizzare non solo la vita civile, ma anche la politica militare, per sua essenza incerta e sottoposta a mille “accidenti”. Non significa, però, che si debba procedere a caso, ma che bisogna considerare ogni evento e condizione, anche le più piccole, e non procedere solo con il proprio piano prestabilito.

1.21 L’attività politica, allora, per far fronte alle conseguenze inintenzionali e alle realtà impreviste, deve essere guidata da prudenza, prontezza e inventiva, che devono essere acquisite con una lunga preparazione.

1.22 Di fronte all’insicurezza del presente e all’incertezza del futuro, Guicciardini non cede alle tentazioni assolutistiche di cedere la libertà personale in nome della sicurezza: la libertà, per sopravvivere, ha bisogno di regole certe, ma è innaturale rinunciarvi per ottenere sicurezza. Bisogna piuttosto definire in anticipo le “regole fondamentali” della convivenza per evitare che i governanti cadano nell’arbitrio.

1.24 Se non ci sono regole, non serve essere liberi, perché viene incoraggiata solo l’ignoranza e l’intelligenza non è stimolata. Ma non si tratta di semplice legalità: servono anche tempismo e occasione (nella vita come in politica) per poter agire al momento giusto, con le migliori condizioni e con efficacia.

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