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Strumenti della filologia romanza

- ETIMOLOGIA: DELI a cura di Cortelazzo-Zolli; LEI (lessico etimologico italiano) a cura di Pfister;
- SIGNIFICATO e STORIA: BATTAGLIA (grande dizionario della lingua italiana) il dizionario spiega i diversi significati che una parola ha assunto nel tempo. E’una questione di economicità.
- FONETICA: Rohlfs, Grammatica italiana della lingua italiana e dei dialetti.
- ORTOGRAFIA, SINTASSI, PARTI DEL DISCORSO: la Grammatica italiana di riferimento, del Serianni. Non si ha bisogno di una grammatica normativa, ma di una descrittiva, che spieghi com’è l’italiano e le varie accezioni usate nel contesto della vita quotidiana;
- MOTIVAZIONE: “dizionario etimologico della lingua latina” a cura di Ernout/Meillet
- ONOMASIOLOGIA: atlanti linguistici AIS (atlante italo-svizzero), ALI (atlante linguistico italiano)
- FAMIGLIA DI PAROLE: DIR Dizionario italiano ragionato
- FAMIGLIA SEMANTICA: non ci sono strumenti, al massimo si può fare riferimento ai sinonimi.
- USO: De Mauro, Dizionario dell’uso della lingua italiana, strumento utile ma impreciso perché in continua evoluzione.
- ORTOGRAFIA: il medioevo era estraneo al problema dell’ortografia: loro usavano il manoscritto (era una circolazione povera): il problema si pose poi con l’avvento della stampa, dunque nel ‘500. E’un problema che si pone per chi legge, non per chi scrive.
- SINONIMI: in realtà non esistono parole perfettamente sostituibili o intercambiabili.


Le lingue neolatine

Per lingue neolatine si intendono tutte quelle lingue derivate dal latino. Partendo dall’oriente abbiamo:
- ROMENO (parlato in Romania, Moldavia, parti della Grecia, Istria),
- DALMATICO (parlato in Dalmazia, ma decaduto alla fine del ‘900),
- LADINO o RETROROMANZO (che non fa capo a nessuno stato territoriale, così come il friulano e il grigionese, il ladino parlato dai Grigioni in Svizzera),
- ITALIANO,
- SARDO (radicalmente diverso dall’italiano e con una storia a sé),
- CORSO (che in realtà è un dialetto dell’Italia centrale),
- PROVENZALE o OCCITANO paralato in Provenza, Francia meridionale. Si è sviluppato in un’area compresa tra la Francia meridionale e le Alpi (non coincidenza con gli stati nazionali e le lingue, per cui il provenzale è parlato anche in alta val di Susa, in val Chisone, nel Cunese.
- FRANCESE (parte settentrionale della Francia: comprende varietà dialettali, ma essendo una lingua corrente dal XII secolo ha esercitato un’ influenza forte rispetto ad una lingua relativamente recente quale può essere l’Italiano. Permane tuttavia una serie dialettale importante, quale può essere il guascone, che fu lingua corrente e viva), è parlato in Tunisia, Canada, Camerun, Craibi, parti africane in cui è usata come lingua per facilità comprensiva, Louisiana, Svizzera.
- FRANCOPROVENZALE (parlato in val d’Aosta, fino a Lione e in una parte della Svizzera: non corrisponde ad uno stato, è una “nuvola di dialetti affini”),
- CATALANO (parlato in Catalogna),
- CASTIGLIANO o SPAGNOLO, la lingua più parlata al mondo da nativi. E’usata in America del Sud, Centrale e vari posti sparsi.
- PORTOGHESE (parlato a Macao, Capo Verde, Brasile. Angola, Mozambico, Guinea Bissau, vari approdi in India, Timur, variamente in Spagna ma loro lo chiamano Gallego o Galiziano). Le lingue non possono mai definirsi pure: la nostra lingua stessa è costituita da contributi di lingue diverse. Anche il latino si è formato attraverso arricchimenti nel corso della sua formazione. Il latino fa parte di quel gruppo di lingue dette indoeuropee: quando troviamo una parola che non si riscontra nelle altre lingue derivate da tale ceppo dobbiamo per forza pensare che sia stata presa da altre parti. A proposito del latino è il caso dei nomi di luogo, spesso più antichi del latino stesso: ovviamente imbattendosi in un luogo non ne veniva cambiato il nome ma si manteneva quello di origine.

Toponomastica

ALBA (da notare il vocalismo A-A ): sono tanti i nomi con questa denominazione: in provincia di Cuneo, Alba Longa, Albenga ( da Alba Ingauna), Alba Intemelia (Ventimiglia). E’una parola preindoerupea, dunque prelatina, poi incorporata: solitamente definisce rilievi, alture. ALP-  prefisso che indica le Alpi:  non solo il nome proprio delle montagne, ma anche in senso proprio ciò che sta in alto: alpestre, alpeggio, desalpa…
La somiglianza tra il prefisso ALP-  e la radice ALB è dovuta la fatto che P e B sono prossime. Perché i fiumi si chiamano nello stesso modo? E’una questione di civiltà: il fiume lungo è un canale commerciale, e il trasporto fluviale era di enorme importanza per le civiltà antiche: il fatto stesso che il Tevere fosse un fiume navigabile ha rappresentato la fortuna di Roma. Attraverso il commercio si crea una comunità fluviale, che inizia ad usare una denominazione comune. Il Po in antico era Padus (che rientra nello stesso ordine di idee di Padova), ma anche Bodincus. LAMA è una parola prelatina: anticamente era il punto in cui il fiume si impantanava per un tratto. CLAVA usato non nel senso di “bastone” ma di “cono di deiezione” , VALANGA (per metatesi anche LAVA), PALA; BALMA (sporgenza rocciosa); Ma c’è di più: guardando questi nomi di luogo vediamo che le popolazioni prima dei romani erano parse per tutta l’Italia: non erano numerose,ma le occasioni di scambio erano abbastanza frequenti. Per esempio, rame e stagno non si trovavano vicini: ma l’unione di questi due metalli dà il bronzo, per cui gli spostamenti, pur richiedendo un notevole sforzo, dovevano esserci, perché venivano premiati con una supremazia in campo bellico. La creazione del ferro comporta inoltre un certo insieme di situazioni (foreste per la lgena necessaria alla fusione ecc…) che portano al consolidamento sociale. L’infisso –IT- lo troviamo in vari derivati: Salernitano, Palermitano, Napoletano…è una scelta delle popolazioni: deriva dal fatto che fossero popolazioni marittime. Un’altra popolazione, i Liguri (che coprivano un’area quale la Liguria, il Piemonte e parte della Lombardia) hanno il suffisso –ASCO (Piossasco, Beinasco, Airasca, Bergamasco…) : è un suffiso etnico, è come se volesse dire “quella cosa che sta là”.


Influenza dell'etrusco nel latino

Alcune lingue influenzarono il latino pur appartenendo a popolazioni nemiche: così gli Etruschi, che si estendevano da Bologna fino a Trastevere, influenzò un gran lotto di parole latine. Bisogna tenere conto, d’altra parte, che Roma fu etrusca non solo nel periodo regio, ma anche nella prima età repubblicana. Per esempio, nelle lingue neolatine non esisteva un concetto comune per definire il concetto di città (civitas designava l’insieme dei cittadini liberi), per cui molti dei termini appartenenti a quest’ambito sono etruschi:
POPULUS, era l’insieme degli uomini aventi diritto; PLEBS; PAR (il cittadino che ha diritto, da cui successivamente il termine parricidio); PROCERES (cittadini in vista); CELERES ( quelli lì) ; SATELLES ( quelli che girano intorno) FAMILIA ha la stessa base di FAMULUS (il servo): il concetto che sta dietro è l’organizzazione etrusca, pur essendo la parola latina. -IN? : suffisso usato per formare i femminili. E’ raro, ma per esempio Regina. E’ di origine etrusca: è una parola politica, che testimonia un’organizzazione sociale. Altri nomi presi dal latino si riferiscono invece alla struttura della casa: FOCUS in etrusco focolare, sostituisce il latino ignis. CATENA, FENESTRA, MURUS (originariamente la terra di riporto da un fosso)
PORTA è invece indoeuropea, deriva da Porto (approdo di una barca) e rimanda al periodo in cui, prima di stabilirsi nel Lazio, i Latini vissero su palafitte: a questo periodo rimanda anche il termine per indicare villaggio, cioè PAGUS (lett. “piantato”). Altri suffissi etruschi sono –ENA, -ENNA, -ERNA da cui Modena, Ravenna,… TABERNA non indicava solo la “taverna”, ma anche il negozio. Alcune parole arrivano al latino tramite l’etrusco, che a sua volta le aveva importate dal greco. E’il caso del gr. PROSOPON, che diventa PERSNA (etr) e infine PERSONA (maschera, poi personaggio, uomo che ripete un ruolo fisso).
Sempre dall’etrusco derivano alcune parole che fanno riferimento al mondo dello spettacolo, come
SUBULUS (flautista); HISTRIO (attore); LANISTA (maestro dei gladiatori) o a quello della vita quotidiana, come LANIO (macellaio) è una figura professionale, il cui termine ha senso solo se usato in città: uno che ammazza un pollo non è un macellaio: se lo fa per una comunità allora sì. SPURIDA (dal greco -- borse della spesa > SPUR?DA> SPURITA>SPORTA (l’etrusco non ha le consonanti B,D,G che erano sostituite da PH, P, C, GH) AMORGE /parte   di scarto nella spremitura delle olive) > latino AMURCULA, italiano MORCHIA, VERNA in latino e etrusco indicava lo schiavo nato in casa: ha l’età del figlio del padrone, per cui la lingua vernacola diventa  quella della confidenza, nata dal fatto di situazioni comuni. Alcuni nomi latini furono presi in prestito da popolazioni alpine. E’il caso di alcuni animali, come
CAMOX (camoscio), HIBEX (stambecco) , LAUREX (coniglietto), o elementi del paesaggio come LARIX (larice) e BALUX (sabbia aurifera). Il latino è una lingua di contadini e la prole spesso mantengono questa caratteristica: è il caso di FIGLI: in tutta la tradizione indoeuropea non esiste un'unica parola per indicare i figli. In latino sì, ma questa parola in origine designava i lattonzoli, cioè i piccoli del maiale. ALLIEVO (in origine anche i piccoli dei cavalli), PUTO ( ritenere: in origine “scegliere soppesando”, segna un passaggio da l concreto all’astratto), PENSUM ( era il peso, da cui soppesare, valutare e quindi pensare), CONSIDERO (cioè metto insieme le stelle per orientarmi per la semina);
LIRA (cioè solco, se si va fuori si delira); PIANTA, PALMA, MUSCOLO (da musculus =topolini) LACERTI (da lucertola): descrizione del corpo con metafore vegetali o animali. AGER (il territorio di..): quello che sta dall’altra parte è il RIVALE, quello che sta nel mio vicolo è il VICINO. Nel medioevo il peso era regolato dalla cola: in etrusco è la MANTISA: ora, in matematica, nel logaritmo è  la parte che si affianca all’intero. A volte il latino per rendere le stesse parole cerca di trasporre il significato nella sua lingua: così, il termine greco per natura, cioè ????? viene reso attraverso un ragionamento piuttosto machiavellico. La ?????? è “ciò che fa sì che le cose siano come sono”: in latino lo stesso concetto viene associato alla nascita, da cui il termine NATURA. Ancora, in greco “mela” si diceva ????? in dorico e ????? in ionico: il latino usa malum, l’italiano invece usa melum, da cui mela. Prima del termine greco il latino usava il termine ABELLA, che indicava sia le mela che un qualsiasi frutto rotondo: il termine è rimasto nell’inglese (Apple) e nel tedesco (Apfel).

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