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La testimonianza sull'ospicium Sancti Alessi


Altra testimonianza di rilievo si coglie dall'atto del 1468 che spiega come l'edificio in cui si è svolto il negozio giuridico propiziato dall'abate Battista Platamone è l'ospicium Sancti Alessi. Allo stato delle attuali ricerche non è dato sapere se tale ospicium appartenesse al monastero catanese ma certamente l'edificio costituiva luogo di sosta e/o di pernottamento per chi, a vario titolo, si fosse trovato a transitare per questa zona, infatti era ubicato nei pressi di uno dei passi più importanti dell'intero sistema viario e insediativo dell'Isola. L'importanza di questa strada che collegava Messina a Taormina è da ricondurre all'asse portante che essa costituiva come colonna dell'intera rete viaria isolana. A conferma di quanto si è sostenuto, cioè che l'ospicium Sancti Alessi si trovasse nei pressi di un luogo strategico tra i più importanti per la difesa di tutto il territorio dell'Isola, basta considerare il testo del notaio Giovan Luca Barberi, il quale nel riferire le peculiarità del castrum Sancti Alessi, comunicava al sovrano che esso si estende su una rupe inaccessibile adiacente al mare, in un luogo in cui non era consentito passare senza l'autorizzazione del capitano del castrum. L'ufficio di capitano del castrum andava affidato a persona virile, esperta nell'uso delle armi e di profonda fedeltà regia. La carica era concessa dal sovrano e di solito durava un anno; raramente era ereditaria, come nel caso dei De Romano che dall'età di Martino a quella di Alfonso controllava il castrum di Sant'Alessio e il castrum di Fiumedinisi.

 Destinati a garantire il patrimonio del monastero catanese di San Nicolò, entrambi i documenti, oltre a testimoniare il trasferimento del possesso dei fondi monastici nelle mani di esponenti di famiglie che partecipano alla vita amministrativa del Fortilicium Agro, mettono in evidenza aspetti di vita quotidiana totalmente sconosciuti come la mobilità delle risorse umane.
Una mobilità che caratterizza i centri abitati di questa zona del Valdemone. Il notaio Blasio de Iacobello, originario di Taormina, benché autorizzato ad esercitare la professione in tutta l'Isola, lo si incontra a svolgere, nell'interesse del monastero catanese, un ruolo di primo piano nel Fortilicum Agro. Una mobilità e un interscambio di risorse umane che non investe soltanto gli abitanti del Valdemone come si coglie da alcune testimonianze tratte dallo stesso fondo archivistico di San Nicolò l'Arena.


Tratto da LA VALLE D'AGRÒ di Gherardo Fabretti
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