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La spirale, il doppio e la vertigine


La spirale appare sin dai primi secondi del film, nei famosi titoli di testa di Saul Bass. Vediamo infatti il volto di una donna (che non è però Kim Novak come si potrebbe pensare) e la macchina da presa di sofferma dapprima sulle labbra, poi sullo sguardo ed infine sull’occhio, dal quale parte una spirale che si trasforma in figure sempre maggiormente complesse, come anche la trama si evolve in strutture ogni minuto più intricate. Questa figura spiralica è multi-simbolica, al contempo allude all’ipnosi, alla paura, alla caduta e quindi all’oblio, all’evoluzione del cosmo, al sogno, nonché alla fascinazione senza scampo. Il gioco di spirali che nascono dall’occhio proposto da Bass piacque molto a Hitchcock. Il complesso motivo geometrico legato alla musica di Bernard Hermann crea immediatamente quella dimensione di sogno e di ipnosi che pervade l’intero film. Va sottolineato come l’idea e le soluzioni di Bass fossero assolutamente all’avanguardia per i tempi.
Il doppio può essere associato non solo alla vertigine (il vedere doppio appunto), ma anche alla figura della spirale. Si può notare però una particolarità in questo film, non è la figura del doppio (Judy/Madeleine) ad essere affetta da vertigini, bensì l’uomo che la segue Scottie, cosa che lega questi due personaggi inscindibilmente. E non è un caso nemmeno il fatto che la sensazione di vertigine si presenti sempre in presenza di una donna, a sottolineare il rapporto complesso di Scottie con il genere femminile. Come dice Baschiera “c’è nell’incubo di Scottie l’anelito a conoscere il vero e nello stesso tempo a far consistere la realtà femminile.[…] La donna diviene in Hitchcock l’immagine simbolica di una impossibile identificazione del reale”10.
Sul doppio e sulla spirale si fonda il meccanismo di svolgimento del film. Come è noto, la suspense è ben diversa dal terrore, anziché sbigottire d’improvviso, è un evoluzione che parte dal basso, crescendo sempre più. Con la suspense lo spettatore si trova allo stesso tempo in uno stato di dubbio ed incertezza ma anche di consapevolezza di visione protetta (non gli può accadere nulla). Questo meccanismo gioca appunto su questa doppiezza.
Il tema del doppio oscilla qui, come in altre pellicole di Hitchcock, tra la duplicazione del personaggio e la sottrazione di identità. Judy ruba l’identità di Madeleine, per far si che Gavin riesca nell’omicidio perfetto11. Al contempo sdoppia, svilendola, la sua identità. Questa sorta di faustiana vendita dell’anima di Judy (a Gavin) non potrà che portarla alla morte. Non c’è perdono in Vertigo, o forse, non se ne dà la possibilità.

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