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Goffman - L’esterno


Oltre a ribalta e retroscena, esiste un esterno che comprende i territori che non sono né l’uno né l’altro, e i soggetti dell’esterno sono gli estranei: la loro presenza inattesa sulla ribalta o nel retroscena può causare problemi alla rappresentazione che, in quel momento particolare, è diversa da come lo sarebbe se gli estranei costituissero il pubblico. Quando gli individui assistono a uno spettacolo che non è rivolto a loro, possono rimanerne delusi, e questo perché si attua una dissociazione nel comportamento dell’individuo a seconda del pubblico che ha davanti. Ecco allora che l’attore vuole operare una segregazione del pubblico (un pubblico deve vederlo mentre ricopre certi ruoli, ma non altri), di cui è parte il controllo della ribalta, senza la quale l’attore non sa, di volta in volta, quale rappresentazione deve inscenare: ciò significa anche che l’attore tende a escludere dal pubblico chi lo ha visto, in passato, ricoprire ruoli contrastanti con quello attuale (come in casi di mobilità sociale). “Bisogna separare gli spettatori di una stessa routine”, soprattutto se ci si trova a trattare con più pubblici: un pubblico deve comunicare il meno possibile con un altro, cosicché si possa ridurre il rischio di “mescolare” rappresentazioni diverse e magari contrastanti.

Tratto da LA VITA QUOTIDIANA COME RAPPRESENTAZIONE di Luca Porcella
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