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FONDARE LA NORMALITA’


Habermas formula il principio di universalizzazione che consente di soddisfare tre presupposti importanti:
- Presupposto cognitivista: i giudizi morali sono espressi attraverso un contenuto cognitivo. Ad ognuno si da la possibilità di “distinguere fra giudizi morali giusti e giudizi morali errati;
- Presupposto universalista: chiunque partecipi alla conversazione su questi presupposti giunge ai medesimi giudizi;
- Presupposto formalista: la sua formula elimini tutti gli orientamenti concreti verso il mondo.
Secondo Habermas è possibile formare un’etica della comunicazione che permetta agli individui, liberi da presupposti di interesse particolare, di trovare un accordo attraverso l’argomentazione. Tale accordo dovrebbe giungere alle medesime conclusioni formali, sempre in linea di principio. La sua posizione viene rappresentata come un processo di costruzione; solo chi accede a un’etica post-convenzionale può entrare in questo tipo di orizzonte morale che appartiene all’individuo adulto e cognitivamente sviluppato.
Habermas fa riferimento alle teorie piagetiane sullo sviluppo morale e alla loro reinterpretazione fatta da Kohlberg, il quale ha sviluppato una teoria a stadi dello sviluppo morale suddivisa in 3 livelli di moralità: preconvenzionale, convenzionale e postconvenzionale (quest’ultimo consiste in 2 stadi: contrattualistico e dei principi etici universali). Kohlberg Ha inoltre costruito uno strumento di valutazione del livello e dello stadio di sviluppo morale di ogni individuo: consiste nella presentazione di una serie di dilemmi morali e in base alle risposte date l’intervistato riceve un punteggio che lo colloca in un determinato livello (Il più noto è il dilemma di Heinz). Ma il test di Kohlberg È andato lentamente scomparendo.

Tratto da LE RADICI CULTURALI DELLA DIAGNOSI di Carla Callioni
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