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L’Europa degli stati tra la fine del '400 e il primo '500: Russia


Ivan III (1464-1505) liberò la Russia dai Mongoli e la unificò.
La tendenza al controllo e alla centralizzazione statale passò attraverso la tappa della sottomissione alla monarchia dei principi autonomi e dei boiari, dominatori di un territorio enorme, attraverso l’unificazione religiosa del cristianesimo ortodosso e una concessione assoluta del potere che negava l’esistenza di leggi al di sopra del sovrano. Lo zar si sentiva erede dell’impero romano d’oriente  
‘L’ideale di Ivan era un’autocrazia ortodossa cristiana, benedetta dalla divina provvidenza. Però lo zar doveva far fronte a opposizioni dell’antica nobiltà feudale, i boiari e ai problemi derivanti dall’enorme estensione del territorio.
Dalla metà del XVI comincia ad agire un nuovo organismo rappresentativo: gli zemskie sobory  formati da rappresentanti del clero, piccola nobiltà, ceti mercantili e artigiani. Poi lo zar crea organismi rappresentativi locali e affida alla piccola nobiltà funzioni di amministrazione della giustizia e di polizia e favorisce nelle province la creazione di autorità elette.
Per contrastare la potenza dei boiari, Ivan III e Ivan IV il Terribile (1547-84) distribuirono la terra alla nobiltà di servizio cioè la piccola nobiltà al seguito dello zar. Viene concessa ai nobili un’ampia zona equivalente alla metà dell’intero territorio e costituì con loro una forza militare autonoma.
Il rafforzamento del potere centrale russo corrispose all’indebolimento dell’aristocrazia boiara.

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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