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Lo sviluppo di nuove teorie politiche influenzate dalla dinamica della guerra civile in Francia


Nel 1559 moriva Enrico II lasciando 3 principi minorenni. Il maggiore, Francesco II, 14 anni, sposò Maria Stuart, regina di Scozia  e morì poco dopo. La reggenza passava alla vedova di Enrico II, Caterina de Medici. Dotata di notevoli capacità politiche la regina era però straniera e doveva affrontare numerosi problemi: la crisi finanziaria e l’aumento del debito pubblico, la diffusione dell’eresia calvinista nel suo territorio. Il potere centrale era debole e doveva fare i conti con una nobiltà forte, divisa in partiti per la conquista del potere. La divisione tra questi partiti rispecchiava anche la forte contrapposizione religiosa. Il leader del partito cattolico, nelle cui file militavano nobili delle regioni settentrionali era Francesco di Guisa. Antonio di Borbone, re di Navarra, era il leader del partito ugonotto nelle cui file militavano i nobili delle regioni meridionali. Alla morte di Enrico II il partito del Guisa controllava gran parte delle cariche politiche più importanti del paese. Caterina adottò una linea di mediazione per non far aumentare a dismisura il potere dei Guisa; quindi fece al partito ugonotto varie concessioni che erano anche il risultato di una valutazione del peso acquistato dai protestanti nella società francese. A questa linea fu ispirato il primo editto di Saint Germaine (1562): Caterina concedeva libertà di culto agli ugonotti però obbligati a risiedere fuori dalle mura della città. I cattolici reagirono e a Vassy massacrarono 70 ugonotti. Gli storici fanno iniziare dalla strage di Vassy (1562) le guerre di religione.
Nella prima fase Caterina, preoccupata del potere dei partiti cercò di bilanciare sempre le concessioni: consentì solo alla nobiltà di praticare la religione protestante nelle proprie terre e ne limitò il culto nelle città. Il compromesso non soddisfò gli ugonotti e provocò scontri violentissimi nelle campagne e nelle città. Caterina fu quindi costretta, sotto pressione del partito ugonotto a promulgare il secondo editto di Saint Germanie (1570) molto più favorevole agli ugonotti: venivano loro concesse, oltre la piena libertà di culto, varie piazzeforti, fortificazioni, e addirittura un porto munito di formidabili difese. L’editto del 1570 era anche il risultato del contesto internazionale: i referenti esterni del partito cattolico del Guisa erano venuti momentaneamente meno. La Spagna era occupata nei paesi bassi e nei preparativi della flotta contro i turchi, Maria Stuart era controllata in Inghilterra dalla regina Elisabetta. La fazione ugonotta stava acquistando in Francia un ascendente forte nella società e nel potere e si preparava a costituire il fulcro di una coalizione antispagnola. Dopo la vittoria cristiana di Lepanto la congiuntura mutò. La Spagna, simbolo della cristianità riprendeva prestigio internazionale, il papa e Filippo II appoggiarono con forza il partito cattolico de Guisa. Così Caterina sostenne decisamente il Guisa e i cattolici ricorrendo anche alle vie più violente. Nella notte di San Bartolomeo (agosto 1572) furono massacrati nelle sale del palazzo reale tutti gli esponenti di spicco degli ugonotti  a Parigi per celebrare le nozze del loro capo Enrico di Borbone. Il massacro continuò in tutta la Francia anche nei giorni successivi. La guerra si inaspriva e si accentuava la sua dimensione internazionale con la Spagna a fianco dei Guisa e l’Inghilterra a fianco del Borbone. La radicalizzazione era dovuta anche alla contemporanea crisi dinastica. Durante il regno del terzo genito di Caterina, Enrico III (1574-89), senza figli, le mire dei due aspiranti al trono Enrico di Guisa e Enrico di Borbone, provocarono una vera e propria guerra detta la guerra dei 3 enrichi. Enrico di Guisa fu ucciso per ordine del re; Enrico III per mano di un fanatico e prima di morire aveva designato a succedergli al trono Enrico di Borbone, con un’unica condizione: che si convertisse al cattolicesimo, il che avvenne nel 1593.
Dalla morte di Enrico III nel 1589 alla conversione di Enrico di Borbone la fRancia aveva vissuto anni di conflitto e di violenza. La Lega (l’alleanza tra spagnoli, il papa, i seguaci del Guisa e della regina di Scozia Maria Stuart) padroneggiava nella capitale, che si era vista invasa da un’armata spagnola proveniente dai paesi bassi. L’occupazione straniera, i soprusi compiuti dai leghisti, l’abilità militare di Enrico di Borbone, la sua perspicacia politica nell’avvicinarsi al cattolicesimo, alienarono le simpatie dei parigini e degli abitanti delle altre regioni francesi nei confronti dei seguaci del Guisa.
Nel febbraio del 1594 Enrico IV re di Francia e iniziatore della dinastia dei borboni, entrava  a Parigi.
1598: trattato di Vervins: la Spagna rinunciava a pretese territoriali in Francia. Nelo stesso anno Enrico IV promulgò l’editto di Nantes, vero atto di pacificazione della Francia e primo riconoscimento della tolleranza religiosa da parte di un sovrano. Esso prevedeva:
Libertà di culto per gli ugonotti
Concessione agli ugonotti di alcune piazze forti come la Rochelle e Mont Pellier
Rappresentanza nei parlamenti
Libertà civile

Sia la conversione al cattolicesimo di Enrico IV ce l’editto di Nantes erano dettati dal bisogno di concessioni e mediazioni per governare uno stato: con il primo si riconosceva l’importanza della religione cattolica nella società francese; con il secondo il sovrano faceva i conti con la presenza degli ugonotti nella vita sociale e politica della Francia.

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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