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Poteri e istituzioni nell’Italia non spagnola


Ducato sabaudo: Emanuele Filiberto è stato uno tra i primi sovrani in Europa a proclamarsi sciolto da tutti i vincoli di tipo legislativo a imprimere un accentramento assolutistico al suo ducato attraverso il ridimensionamento dei poteri delle assemblee rappresentative, la formazione di un esercito permanente e lo sviluppo di un solido apparato burocratico. Il controllo della materia finanziaria affidato alla camera dei Conti; il senato al vertice della giustizia e in periferia tribunali provinciali con a capo un prefetto. Accanto alla burocrazia degli uffici si sviluppò una struttura di potere esecutivo che affiancò il sovrano nelle decisioni politiche: il segretario di stato per gli esteri, la guerra, gli interni.
Gran ducato di Toscana: Cosimo I de Medici da un lato voleva costituire uno stato monarchico, dall’altro non poteva non tener conto delle vecchie classi dominanti della repubblica come l’aristocrazia fiorentina che aveva avuto una parte notevole alla sua elezione a duca. L’accentramento assolutistico si realizzò attraverso la conservazione delle vecchie istituzioni repubblicane e lo sviluppo di nuove magistrature esecutive controllate dal granduca.
Stato Pontificio: il pontefice aveva un duplice ruolo: capo della chiesa cattolica e sovrano di uno stato temporale. Questo secondo ruolo gli assegnava compiti simili a tutti i sovrani del tempo ma la chiesa entrò prepotentemente nella stessa organizzazione dello Stato pontificio. La partecipazione dei ceti regionali e locali alla macchina statale fu assai limitata: non si svilupparono né un esercito stabile, né un corpo di ufficiali omogeneo. Infine l’istituto più tipico della diplomazia pontificia, l’annunziatura, fu affidato agli ecclesiastici.
Repubblica di Venezia:la pienezza dei diritti politici fu riservata solo al maggior consiglio, l’assemblea del patriziato, che eleggeva il doge, aveva potere legislativo e nominava i magistrati. Gli altri due consigli erano il senato, con funzioni di natura legislativa, politica e amministrativa e il consiglio dei 10 con funzioni di alta corte di giustizia.
Repubblica di Genova: anche qui il patriziato fu la base autentica e il vero depositario della sovranità.

Comune a tutte le realtà italiane è il processo di trasformazione che investe la società italiana e muta i connotati di alcuni suoi ceti. Le trasformazioni più vistose riguardano la nobiltà che si va articolando in 2 raggruppamenti: da un lato la feudalità che non è più una potenza politica in grado di minacciare la sovranità monarchica, dall’altro lato i patriziati urbani che si identificano con i ceti di governo, con le nuove classi dirigenti cittadine.

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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