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Zwingly e Calvino


Zwigly (1484-1531) promuove la riforma delle comunità nei territori della Confederazione svizzera. Era un sacerdote e aveva studiato Lutero. Cerca sostegno alla sua riforma soprattutto nelle istituzioni politiche cittadine; stringe un’alleanza con le autorità locali per il successo della riforma. Proprio a Zurigo essa si presenta con caratteri originali: provvedimenti e nuove istituzioni dimostrano che qui il connubio tra politica e religione è assai stretto. Per esempio nel 1524 vengono abolite alle chiese immagini e reliquie, nel 1525 viene abolita la messa in latino; viene abolito il servizio mercenario; è istituito il tribunale matrimoniale e dei costumi, il più antico ordinamento giuridico del protestantesimo.

La riforma di Zwingly deve fare i conti con i cantoni centrali da un lato, più fedeli al cattolicesimo, dall’altro con l’ala più radicale della riforma promossa da Zwigli che è rappresentata dagli anabattisti (così chiamati perché predicano il battesimo degli adulti), che esigono una rigida disciplina comunitaria e  una chiesa libera da ogni rapporto con l’autorità civile. Zwingli deve liberarsi di questi ultimi per consolidare la sua riforma. Così i circoli anabattisti zurighesi sono perseguitati e in parte distrutti. Zwingli perde la vita in uno scontro con i cantoni cattolici a Kappel.

Calvino: 1509 - 1564 : principi della riforma predicata da Zwingli confluiscono nell’esperienza religiosa del riformatore francese Calvino. Il progetto che più gli sta a cuore è quello della nuova organizzazione della chiesa su basi politico-comunitarie. A Ginevra Calvino realizza un modello di riforma caratterizzato da una forte compenetrazione tra religione, politica e istituzioni locali.
I fondamenti teologici del calvinismo: l’essenza della chiesa sta nella rivelazione della parola divina attraverso le sacre scritture. Come Lutero anche Calvino abolisce la mediazione del clero. A differenza di Lutero però Calvino accentua la dipendenza assoluta dell’uomo da Dio attraverso la dottrina della predestinazione. Per lui la chiesa è un grande e importante organismo che mette in comunione il credente con Cristo. Nel modello calvinista l’ordinamento ecclesiastico comprende 4 istituzioni: i pastori che predicano e amministrano i sacramenti, i dottori, deputati dell’insegnamento, i diaconi che sovrintendono all’esistenza e gli anziani che si occupano della disciplina comunitaria.
Anche per Calvino come per Lutero le opere non possono essere un mezzo per raggiungere la salvezza della vita eterna. Su questo terreno Calvino comunque si distacca notevolmente da Lutero: le opere sono indispensabili come segno dell’elezione divina, della predestinazione (in quanto Dio non crea tutti gli uomini nella stessa condizione ma destina gli uni alla vita eterna, gli altri all’eterna dannazione).
Tutta l’attività dell’uomo è impregnata di spirito religioso che contribuisce a svolgere nel migliore dei modi possibili le azioni del fedele nel mondo: dalla sua professione  ai suoi affari alla produzione al commercio tutta l’attività umana deve essere vissuta dal calvinista come realizzazione della vocazione. Il trinomio città, lavoro e professione è esaltato nella concezione calvinista. Emerge così la differenza tra Lutero e Calvino: per Lutero credo ergo sum cioè l’identità del cristiano è nella fede; per Calvino ago ergo credo (opero perciò ho fede) cioè l’identità del cristiano è nella corrispondenza delle sue opere all’elezione divina.
Il calvinismo si irradia da Ginevra verso la Germania, i Paesi Bassi, la Scozia, la Polonia, l’Ungheria, la Transilvania. Questa confessione religiosa sarà destinata a un grande successo presso i gruppi sociali urbani proprio grazie alla funzione positiva assegnata al lavoro produttivo e all’attività professionale vissuta con spirito religioso.

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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