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Contatti tra le letterature nel Romanticismo

Nel periodo romantico i contatti fra le lingue e gli scrittori europei sono più frequenti: viaggi, informazione giornalistica, incontri tra scrittori e le traduzioni, sulla cui utilità Madame de Stael pubblica un saggio sulla Biblioteca italiana (1816).

Tradotte, le opere hanno circolazione internazionale e creano sviluppi nelle letterature europee. Così, il romanzo storico dello scozzese Walter Scott (Ivanhoe, 1819) è il modello di tanti discendenti: Balzac, Hugo, Dumas, Tolstoj. A Scott si deve anche la riscoperta del passato nazionale: Poemi, canti, ballate, racconti dei tempi antichi tornano alla luce e sono pubblicati. La letteratura popolare, messa al bando da secoli, è per i romantici una riserva di poesia primitiva e spontanea.
Decisivo per la creazione di un sentire internazionale è l'apporto dei tedeschi, Goethe e Schiller su tutti. Ancora a due tedeschi (Lessing e Herder) si deve il rilancio di Shakespeare: in età romantica si va a formare un canone europeo, basato sulla nozione di genio, che mette sullo stesso piano, prescindendo dalla lingua, dal luogo e dal tempo, Omero, Dante, Shakespeare, Goethe e Byron.

Come osserva De Sanctis, da Shakespeare a Goethe, sebbene la distanza del tempo sia grande, si avverte una continuazione dello stesso processo. La personalità artistica ora vale più del codice linguistico. Shakespeare, inoltre, con la figura dell'Amleto, ha reso una prima incarnazione dello eroe romantico, come il Renè di Chateaubriand, malinconico e vittima della storia. Ruoli che Byron, con il suo anticonformismo e la morte per la libertà della Grecia oppressa, ha reso vita reale.

Tratto da LETTERATURA COMPARATA di Domenico Valenza
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