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Il ritorno del classicismo nel Seicento

Il Seicento, secolo del barocco, conosce un rigurgito di classicismo in Francia in due tappe: una prima, in cui La pratica del teatro (1657) dell'abate d'Aubignè ristabilisce le regole del teatro; una seconda in cui nascono le grandi opere del teatro classico francese e le teorizzazioni di Boileau.

L'opera di Boileau ha creato quella scuola del gusto che nel XVIII secolo Voltaire e gli illuministi rilanciano e propongono a modello letterario per tutte le nazioni d'Europa. L'illuminismo, con la sua fede nella ragione, è portato a riconoscere in un'estetica razionale come quella del classicismo la sua idea di arte, ispirata a ideali di eleganza, naturalezza e ordine.

Tanto razionalismo fa sì che nel '700 la prosa abbia la meglio sulla poesia. Voltaire imputa la sua 'emarginazione al predominio dell'esprit de gèometrie, l'applicazione di un metodo razionale. Un rifiuto della metafora, colpevolizzata per gli eccessi barocchi, rende impossibile lo scrivere in versi.
L'affermazione del romanzo darà i suoi migliori frutti in Francia e, ancora prima, in Inghilterra. Pope sarà il portavoce di un classicismo tutto inglese. Determinante la sua traduzione, in distici eroici, dell'Iliade: Omero è ormai l'immagine stessa della classicità e un termine di confronto necessario.

In Italia rifiuto dell'artificio e verosimiglianza costituiscono il classicismo civile di Ludovico Muratori (1672-1750). Nel suo trattato Della perfetta poesia italiana (1706) l'accademia dell'Arcadia, nata nel 1690 per contrastare il gusto barocco, ha trovato la più organica esposizione dei propri ideali.

Tratto da LETTERATURA COMPARATA di Domenico Valenza
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