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La traduzione per gli antichi: Cicerone e san Gerolamo

La storia della traduzione ha già inizio nell'antichità classica. Per i Greci non ne esiste un vero concetto, dato il loro etnocentrismo culturale. Tradurre fu invece una condizione inevitabile per i Romani, data l'eredità della cultura ellenistica. Attraverso la traduzione dal greco, la lingua latina si amplia e mette frutto le risorse ancora inerte del suo vocabolario e della sua sintassi.

Secondo gli autori classici, tradurre non è volgere da un codice all'altro, ma reinventare il valore artistico del testo scritto e riprodurne il senso. Cicerone dichiara di tradurre da oratore, non da interprete: non rendendo parola per parola, ma mantenendo l'efficacia delle parole stesse.

Un rivoluzionario teorico della traduzione è San Gerolamo, traduttore della Bibbia. Tradurre la pa-rola di Dio diviene esemplare per ogni traduzione. Come ha scritto Steiner, gran parte della teoria e della pratica occidentale della traduzione nasce dall'esigenza di diffondere i Vangeli in altre lingue.

Tratto da LETTERATURA COMPARATA di Domenico Valenza
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