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Apollonio Rodio

Apollonio Rodio (Alessandria 295 a.C. – Rodi 215 a.C.)
Poeta – filologo: rimase alla guida della Biblioteca di Alessandria fino al 247 a.C.. Dopodiché si trasferì a Rodi.
La sua fama è legata al poema epico in 4 libri “Argonautiche”
Polemica con Callimaco? Assolutamente no. Apollonio Rodio condivide i principi poetici di Callimaco e non si pone come continuatore di Omero, ma come suo revisore.

La trama:
Argonautiche
Libro I: dopo un breve proemio contenente un’invocazione ad Apollo, viene esposto l’antefatto dell’impresa: Pelia ha usurpato il regno di Iolco al fratellastro Esone; quando Giasone, figlio di Esone, si presenta per reclamare il regno, Pelia gli impone di partire per impadronirsi del vello d’oro, che si trova nella terra dei Colchi (sulle sponde orientali del Mar Nero). Seguono un secondo proemio, con l’invocazione alla Musa, e il catalogo degli Argonauti. La prima tappa della spedizione guidata da Giasone è l’isola di Lemno, dove vive una comunità di sole donne. Ripreso il viaggio, giungono a Cizico dove Giasone e i suoi aiutano i Dolioni a sconfiggere i giganti malvagi, ma quando nella notte vengono risospinti dal vento sulla medesima isola, non riconoscono gli amici e ingaggiano con loro una lotta furibonda della quale poi non possono far altro che addolorarsi. Ripartono e giungono in Misia dove perdono il giovane Ila, rapito dalle ninfe e anche Eracle che si ferma per cercarlo abbandonando la spedizione.
Libro II: il racconto prosegue con la gara di pugilato tra Polluce e Amico, arrogante re dei Bebrici che già molti stranieri aveva affrontato uccidendoli; affrontato da Polluce però ha la peggio. In Bitinia aiutano il vate Fineo a liberarsi delle Arpie che, a causa di un’antica colpa, lo puniscono rubandogli il cibo. In cambio ottengono da lui profezie e suggerimenti circa il prosieguo della loro impresa. Presso i Mariandini, nel Mar Nero, gli Argonauti ricevono un’amichevole accoglienza, ma perdono l’indovino Idmone, ucciso da un cinghiale, e il timoniere Tifi, morto per una improvvisa malattia. Giunti all’isola di Ares, incontrano i figli di Frisso e Calciope, sorella di Medea, e con il loro aiuto giungono in Colchide.
Libro III: c’è un altro proemio in cui viene invocata Erato, musa della poesia amorosa, affinché aiuti il poeta a cantare come Giasone conquistò il vello d’oro grazie all’amore di Medea. La scena si sposta sull’Olimpo dove Era e Atena chiedono ad Afrodite di far intervenire Eros perché faccia in modo che Medea si innamori di Giasone. L’amore cresce nell’animo della ragazza. Nel frattempo Giasone chiede al re Eeta le condizioni per ottenere il vello d’oro: Eeta impone a Giasone di aggiogare due tori spiranti fuoco e di arare un campo, seminarvi denti di serpente e affrontare i guerrieri nati da questi. L’impresa viene compiuta grazie a un filtro magico procurato da Medea.
Libro IV: ottenuto il vello d’oro, Giasone riparte con gli Argonauti e con Medea, fuggita nella notte dalla reggia: è lei che li aiuta ad uccidere il fratellastro Apsirto che si era lanciato al loro inseguimento. La rotta del ritorno è diversa da quella dell’andata e gli Argonauti ripercorrono molti dei luoghi visitati da Ulisse nell’Odissea: l’isola di Circe, le Sirene, Scilla e Cariddi, l’isola dei Feaci. Dopo tante peripezie giungono a Creta, dove Giasone supplica Apollo e con il suo aiuto ritorna in patria.   
L’opera ha una “struttura ad anello”: Giasone parte alla ricerca del vello d’oro e infine ritorna nel punto da cui era partito
Il poema è costruito su una sequenza di scene concluse in se stesse: spesso si è parlato di “poema del frammento”.

Omero:

- Assenza di tematiche amorose

- Vasto uditorio

- Assenza di moti psicologici dei personaggi; il mondo omerico è tutto proiettato verso l’azione

- Gli eroi non vengono messi in discussione.

Apollonio:

- Amore tra Giasone e Medea

- Uditorio ristretto: uomini colti e letterati

- L’interiorità acquista un ruolo preponderante; si nota qui l’influenza della tragedia greca, in particolare euripidea

- Gli eroi sono continuamente messi in discussione. Giasone sembra quasi un “antieroe”: Giasone è un uomo che ha i suoi limiti, che non si confronta, come gli eroi omerici, in una battaglia solitaria contro un antagonista e che non ha grandi doti intellettuali. Per portare a termine la sua impresa ha persino bisogno di una donna, Medea, la vera eroina del poema. 

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