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Bufalino e Pirandello


Bufalino, coerentemente con l'idea di una sostanziale priorità della dimensione letteraria su quella reale, opera una riflessione intorno alla falsità dell'esistenza del mondo e della storia che è uno dei nodi salienti del suo pensiero. Secondo tale ottica, e secondo uno scetticismo che è tutto isolano, la storia viene amaramente vista come una partita di calcio truccata, con spettatori ignari che si sbracciano e urlano e si menano. Credere nel reale, per Bufalino, è ormai una forma di misticismo. Come Lec, è la menzogna la più veridica testimonianza del mondo, dunque bisogna individuare nell'obbligata rappresentazione della mistificazione l'unica mimesi possibile dell'assurdità del reale.
Bufalino e Pirandello.
La strada del discorso è quella già segnata da Pirandello, alle cui radici Bufalino riconduce l'intero Novecento letterario siciliano, ma egli va oltre, trasformando anche la tragica frammentazione di identità, subìta e dolorosamente scoperta dai personaggi pirandelliani, in una forma di autoinganno determinato da un fluido trascorrere di coscienze posticce dentro un innumerevole ME. Il soggetto rinuncia alla ragione e sceglie la finzione, attraverso una riformulazione autogestita di quell'imposizione sociale di una maschera, che trova proprio nei circoli siciliani degli autentici luoghi deputati. Pirandello per Bufalino è la quintessenza storica e antropologica di una filosofia isolana di cui riesce a farsi interprete e maestro per tanti; un maestro ambiguo, seguito e superato, emulato e tradito nel caso specifico di Bufalino, che fonde la presa di coscienza pirandelliana sull'inesistenza di una oggettività del reale con le mistificazioni della memoria e la sviante interscambiabilità tra sogni e ricordi, ricavata dall'avvolgente e compiaciuto onirismo memoriale di Proust. Bufalino accomuna e contrappone Pirandello e Proust: entrambi portavoce di una inafferrabilità del reale, ormai smembrato dalla coscienza del singolo; facce delle stessa medaglia, quella dell'ineffabile onirismo e quella della lucida razionalità, messe di fronte a confrontarsi sull'orlo del medesimo abisso.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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