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Filoni ed esponenti principali della poesia tra anni Sessanta e Settanta

Molte delle opere migliori nascono dal tentativo di rinnovare senza troncare con l'archetipo romantico della poesia moderna. Si lavora cioè a una poesia che sappia abbassarsi di tono senza essere minore, senza cioè rinunciare a farsi veicolo di verità metafisiche ed esistenziali.

Si tenta così di sublimare il lessico del parlato, o di accettare fino in fondo lo statuto di lingua a parte. Va soprattutto in queste due direzioni il lavoro di autori appartenenti alla cosiddetta Terza Generazione, che raccoglie poeti nati negli anni Dieci: Sereni, Luzi, Caproni, Fortini. Giovanni Raboni, che pure appartiene alla generazione successiva, segna il culmine di questa linea.

La ricerca di un lirismo informale e magari caotico ma pur sempre ambizioso è l'obiettivo di Amelia Rosselli, che lavora a una poesia accidentata, piena di irregolarità e accelerazioni, e che non assomiglia a nessun'altra, se a non quella di Dino Campana, uno dei suoi modelli. In Documento (1976), il suo libro migliore, è incessante il rumore di fondo della lotta politica, degli scontri sociali.

Se la Rosselli e Zanzotto cercano di mantenere la tensione al sublime della lirica moderna aggiornandone il linguaggio, autori come Giovanni Giudici o Attilio Bertolucci sono invece interessati a una poesia autobiografica senza peccare di narcisismo.

In molte sue opere, Giovanni Giudici presenta un personaggio lirico ben preciso, un impiegato di educazione cattolica di origine provinciale ma trapiantato nella metropoli. Questo soggetto lirico parla della condizione del ceto medio nell'Italia degli anni Sessanta: dallo sradicamento all'alienazione materiale e culturale. Ne risulta la cronaca di una quotidianità banale e depressiva, espressa da un lessico grigio e da una sintassi ordinaria, ai confini della prosa.

Nelle raccolte degli anni Cinquanta di Bertolucci, il tema è lo scorrere della vita quotidiana, la celebrazione della vita familiare. Un brusco cambiamento arriva nel 1971 con Viaggio d'inverno,  nato dall'impatto con Roma e dal sentimento di perdita: fine del proprio mondo privato. E al recupero del passato è dedicata La camera da letto, poema autobiografico pubblicato tra '84 e '88.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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