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Il rapporto di Bufalino con Baudelaire


La vicinanza con Baudelaire non è casuale, considerato che la genesi di Diceria dell'untore si colloca negli anni Cinquanta, nello stesso periodo in cui Bufalino traduceva le sue poesie, quasi per esigenze terapeutiche. E parecchie sono le contaminazione baudelairiane nel romanzo. L'apprendistato amoroso sui versi ispirati dalla musa malata di Baudelaire e la reale esperienza del sanatorio si sovrapponevano idealmente nel momento in cui quell'esperienza si fa letteratura; parecchi sono i luoghi baudelairiani nel romanzo di Bufalino.
Un'altra spia della loro contiguità si trova anche nell'introduzione che Bufalino scrisse alla sua traduzione della raccolta dei Fiori del Male. E tra le liriche inizialmente previste ad apertura dei capitoli della Diceria è significativa quella che fa eco al Canto d'autunno, che riproduce in modo più diretto l'erotismo malato che già Bufalino lasciava intendere nell'introduzione; un doloroso connubio tra desiderio fisico e morboso corteggiamento dei segni ripugnanti della malattia cui sono non a caso costantemente improntati gli incontri tra i due protagonisti tisici di Diceria. Incontri frettolosi, strappati alla morte ed eloquentemente inaugurati da un perverso preliminare amoroso tra le rispettive radiografie, in cui Bufalino indulge esplicitamente a quella sessualità necrofila che aveva già sottolineato in Baudelaire, poeta che Bufalino aveva indicato come contraddittoriamente attratto da ogni creatura “in cui sappia riconoscersi e da cui possa spremere insieme ribrezzo e misericordia.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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