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L'esistenzialismo francese e Jean-Paul Sartre

In campo filosofico si afferma il pensiero esistenzialista. A partire da Heidegger e Husserl, Sartre lavora a una filosofia concreta che si allontani dalla metafisica. Nell'Essere e il nulla (1943), Sartre contrappone l'essere della coscienza (il per sè) e quello del mondo (l'in sè): mentre la coscienza è libertà, il mondo è una realtà immobile.

Di fronte all'essere del mondo, la coscienza può sentirsi inadeguata, temporanea fino a provare il sentimento metafisico della nausea (descritto in La Nausea, 1938). Nel dopoguerra, Sartre prova a sottolineare gli aspetti etico-politici del suo esistenzialismo, definendolo una filosofia dell'impegno.

In Esistenzialismo è un umanesimo (1947), Sartre sostiene che l'intellettuale deve favorire l'affermazione storica della libertà, che contraddistingue l'uomo, e criticare tutte le oppressioni. Il suo pensiero si espresse anche nel campo dell'interpretazione letteraria: in Che cos'è la letteratura? (1947), è l'impegno dell'autore a poter condurre alla liberazione del lettore.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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