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La nuova poesia dialettale e il ruolo della poesia

Dagli anni sessanta, la lirica in dialetto attira l'attenzione di letterati e critici. In questo periodo di livellamento e omologazione all'insegna della lingua nazionale, la poesia vernacolare conosce un rilancio. Proprio durante la crisi della poesia tradizionale e la distruzione dei particolarismi a opera della cultura centrale, il vernacolo assume uno spessore di intatta e superiore qualità espressi-va, da contrapporre all'inautenticità del linguaggio del potere e alla sua violenza accentratrice.

In altri termini, per molti poeti la scelta del dialetto è una opposizione culturale, a volte con implicazioni ideologiche e di classe, specie in chi adopera il dialetto come lingua del popolo, alternativa a quella dominante. E' questo il caso del siciliano Ignazio Buttitta e del genovese Franco Loi.

La seconda metà degli anni Settanta vede compiersi profondi mutamenti che coinvolgono non solo i poeti ma anche il pubblico, un pubblico che rivendica il proprio diritto a consumare poesia senza avere gli strumenti critici per valutarla. Sempre più poeti e lettori tendono così a coincidere.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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