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La poesia di Pier Paolo Pasolini

Pasolini esordisce come poeta con la raccolta Poesie a Casarsa (1942), in dialetto friulano poi rifusa, con altri testi, in La meglio gioventù (1954). Si coglie già in queste liriche il tema dell'adolescenza divisa tra purezza innocente e maturità peccaminosa. D'altra parte, il contrasto purezza/peccato ha anche una origine privata nell'irrisolto complesso edipico: all'infanzia corrisponde l'amore per la figura materna; mentre l'adolescenza apre i desideri trasgressivi.

Anche negli anni successivi la poesia rimarrà sempre una scrittura privilegiata, luogo dell'assoluto. Ecco perchè alla poesia devono tendere, secondo Pasolini, anche le altre forme artistiche. Va poi sottolineato il suo interesse per le forme di poesia vitali e non cerebrali, a cominciare da quelle di Pascoli e Saba, per arrivare a tutte quelle in dialetto, cui dedica numerosi studi. Fra il 1943 e il '49 Pasolini compone alcuni testi che formeranno L'usignolo della Chiesa Cattolica (1958).

Sui principi del comunismo, riletti tramite Gramsci, si fondano i poemetti scritti tra il '51 e il '56 e riuniti in Le ceneri di Gramsci (1957). La riflessione politica sul mutamento della società non esclude le tematiche private. Anzi, i risultati migliori si devono all'incontro dei due piani, quando Pasolini mette a fuoco contraddizioni del capitalismo e personali. Ma anche sul piano formale vi sono esiti rilevanti: il verso base (l'endecasillabo) e la rima sono stravolti con grande libertà sperimentale.

Il Pianto della scavatrice (1956) racconta di una sera estiva a Roma in cui il poeta medita sul proprio passato, narrando della notte trascorsa fino all'alba e al riprendere della vita, rappresentato dal rumore di un vecchio cantiere e, in particolare, di una vecchia scavatrice.

Al rumore della scavatrice è affidato il compito di esprimere il punto di vista del poeta sul senso della trasformazione provocata dalla civiltà. L'urlo di dolore della scavatrice, il suo pianto, è il pianto di tutto il mondo dinanzi al mutamento della storia, come osserva in "La luce | del futuro non cessa un solo istante | di ferirci". Caratteristica del poemetto è l'unione di privato e politico, compiuta trasferendo i conflitti storici nella propria soggettività, e vivendoli perciò come esistenziali.

Il carattere realistico e antilirico è rivelato anche della struttura (rara nel Novecento italiano) del poemetto, che contrasta con la tradizione di molta poesia del secolo (e in particolare con l'ermetismo): emotiva, impressionistica, lirica. L'opera presenta terzine di versi liberi legati da rime o, più spesso, da assonanze e consonanze, secondo lo schema della terzina dantesca (ABABCBCD).

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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