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La poetica dell'inganno in Le menzogne della notte - Bufalino -



L'uomo invaso.

Molti racconti dell'Uomo Invaso, anch'esso sottotitolato significativamente e altre invenzioni, ruotano del resto intorno a questa invadente letterarietà che culmina in modo clamoroso nelle paradossali rivisitazioni di Orfeo e Don Chisciotte.

Le menzogne della notte.

È però nelle Menzogne della notte che la poetica dell'inganno e della contraffazione coltivata da Bufalino si fa pienamente articolata, come sempre profondamente legata alla riproduzione della mistificazione letteraria come unica dimensione praticabile. La menzogna stavolta diventa parte integrante dell'intreccio, attraverso una storia di imbrogli, camuffamenti, bugie miste a mezze verità. Una recita reciproca consumata da governatore e prigionieri, inconsapevoli dell'inganno della controparte. Gli elementi della metaletterarietà rimangono tutti (imitazione palesemente alterata di Decameron e Mille e una notte, rintanamento – prigionia funzionale alla narrazione, motivo del raccontare come creazione di una realtà altra, tradimento immancabile della finzione romanzesca) ma stavolta sono giallisticamente finalizzati alla scoperta di qualcosa che non si sa, il nome misterioso del capo della congiura, che emblematicamente rimarrà nell'ombra. Tutti e cinque i personaggi ostentano vistosi travestimenti: il governatore – frate Cirillo (di per sé falso frate) che viene soprannominato col nomignolo di Sparafucile ancora prima di prendere le bende di frate, e dunque presentato con già a carico un'ulteriore identità, quella del tragicomico soprannome, non a caso da melodramma. Sparafucile poi è anche, chiaramente, una proiezione di Bufalino, e come lui legge troppo e parla con parole altrui.
Soprattutto i quattro prigionieri novellatori sono concepiti sotto il segno di una volatile e problematica identità. Corado è soprannominato Didimo, gemello, ossia doppio; Saglimbeni viene arrestato già travestito e rivendica, prima di iniziare il racconto, la possibilità di congedarsi con una suprema fandonia. Bufalino stesso strizza l'occhio ai lettori più attenti per fargli capire la teatralità della vicenda. Chiaramente esibita è anche la rivendicazione della teatralità nel racconto del soldato Agesilao degli Incerti, che il corricolo dichiara di mente obliqua, figlio di una commediante girovaga. Anche l'ultimo dei condannati, Narciso, conosce la sua amata durante un ballo mascherato e la conquista facendosi scambiare per un altro.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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