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La rinascita nel dopoguerra delle case editrici e delle riviste

Il dopoguerra propone un allargamento degli spazi culturali grazie alla rinascita, dopo la fase della censura fascista, di case editrici come Laterza (1901) o Einaudi (1933), nonchè alla creazione di molte nuove, sia generaliste, sia specializzate in ambito saggistico. Dal 1954, la nascita della televisione inciderà su molti cambiamenti linguistici e culturali degli anni Sessanta.

Già dopo la caduta del fascismo (1943), il dibattito culturale si rinforza grazie a numerose nuove riviste. Tra le prime vi fu Il politecnico, fondato a Milano nel 1945 da Vittorini. Sin dal primo numero, Vittorini sottolinea che la cultura classica non è riuscita a fermare il fascismo, e che non è più tempo di un'attività culturale tesa solo alla consolazione: occorre invece un nuovo impegno degli intellettuali nella società per trovare nuove vie di moralità, di educazione per gli uomini.

Pur essendo comunista dichiarato, Vittorini rivendica una forte autonomia della cultura dalla politica, e invita a partecipare non soltanto uomini della sinistra. Per Vittorini gli intellettuali devono proporre esigenze rivoluzionarie diverse da quelle che la politica pone. Oltre al Politecnico, vi furono altre riviste culturali aperte a un ampio dibattito, come Il Ponte (1945) di Piero Calamandrei, di aria liberal-socialista, Belfagor (1946) di Luigi Russo, o Il Contemporaneo (1954).

In un ambito più letterario, pur mai privo di implicazioni socio-culturali, vi sono riviste come la fiorentina Paragone e la romana Nuovi Argomenti. Più sperimentale l'attività della bolognese Officina, che tra il 1955 e il 58-59 vide impegnato anche Pasolini. Pasolini propugnò un neosperi-mentalismo che doveva trovare una propria dimensione letteraria ed etico-civile per svolgere un'azione ideologica diretta, e improntata al pensiero di Antonio Gramsci, allora riscoperto.

A un'idea di letteratura impegnata e sperimentale (ma, rispetto a Officina, meno legata allo storicismo marxista) si rifa anche Il Menabò, fondata nel 1959 da Vittorini e diretta con la collaborazione di Italo Calvino. Infine, nel settore della critica accademica, soprattutto dopo la morte di Croce, si assiste all'allargarsi degli orizzonti metodologici, favorito da traduzioni di importanti saggi come Mimesis di Auerbach, nonchè alle lezioni di Lukacs e Benjamin.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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