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Menzogna e paradosso in Tommaso e il fotografo cieco - Bufalino -


Lo stesso schema viene significativamente riformulato da Bufalino a proposito della scrittura – investigazione di Tommaso, rivelatasi però a sorpresa, dopo il patatràc, come assoluta finzione letteraria e forse come unica possibile strada di verità, per quanto paradossale. All'interno di Tommaso e il fotografo cieco, menzogna e paradosso si sovrappongono già a partire dal personaggio del fotografo cieco accoppiato a Tommaso sin dal titolo, come in un finto antagonismo tra colui che nel rintanamento e nella scrittura conduce una vice – vita e la vice – vista di Tiresia che rivela squarci di realtà. Al di là degli scatti del fotografo, nel condominio ognuno dei personaggi ha in qualche modo a che fare con una recita, sia essa la vita da travestito di Mariposa o la messinscena periodica approntata dal drammaturgo dilettante Crisafulli; l'infausta improvvisazione del ragioniere Lo Surdo da taglieggiato a taglieggiatore. Su tutto e tutti domina ovviamente la sfacciata connotazione menzognera dell'io narrante e scrivente, che nella sua claustrofiliaca indifferenza sorveglia i trucchi della vita appostato dietro i buchi di una maschera di carnevale.
Nel finale la mise en abyme risulta esplicita e la storia scritta da Tommaso sull'omicidio del fotografo cieco e conclusasi con il patatràc si scopre essere il romanzo dattiloscritto di Tommaso, dato in lettura ad un suo amico fotografo e cieco. Personaggi di romanzo, dunque, replicano fintamente personaggi di un altro romanzo e finiscono col replicarne la fine. Il destinatario ultimo della menzogna è, in fondo, il lettore.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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