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Pasolini contro l'omologazione culturale

Sin dagli anni Cinquanta Pasolini si è distinto per i frequenti interventi in dibattiti culturali e politici. Pasolini concentra in articoli polemici questioni del secondo dopoguerra, a cominciare dalla scomparsa delle culture popolari. Sino al 1968, egli spera ancora in una difesa dei valori tradizionali, coniugando aspirazione alla rivoluzione e rifiuto dei caratteri delle società capitalistiche.

Dopo quella data si scaglia più fortemente contro tutti gli aspetti delle società di massa, dal potere ai mass media. I principali scritti sono pubblicati su riviste e quotidiani, Corriere incluso, e riproposti in parte in Scritti Corsari (1975) e Lettere luterane (1976, postuma). In Contro la Televisione (1973) Pasolini rileva come il centralismo della civiltà dei consumi sia riuscito dove non è riuscito il centralismo fascista. La televisione, in tal senso, è responsabile del processo di omologazione.

Sulla lingua italiana Pasolini fa alcune importanti osservazioni: in Nuove questioni linguistiche (1964), Pasolini individua nel linguaggio della televisione e in quello tecnico-scientifico delle industrie le componenti della nuova lingua nazionale, che presto avrebbe omologato i dialetti. Pasolini si scaglierà contro questo esito, proponendo un'estrema difesa dei dialetti.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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