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Il viaggio interiore di Ungaretti


Una poetica che affronterà nel 1933 discutendo con James Ensor. Ensor sostiene che per lui viaggiare significa chiudersi nella propria stanza, ripiegandosi su sé stesso. Ungaretti integra l'affermazione del pittore, spiegando cosa volesse dire, cioè che il mondo è tanto nella sua stanza quanto in sé stesso, nella sua memoria, nella sua fantasia, nel suo sentimento.
Quello dell'artista, allora è un viaggio che si svolge in interiore homine, nell'immobilità. Non è forse infondato sospettare che questa particolare idea del viaggio sia mediata dalla teoria leopardiana della doppia visione. Leopardi era un modestissimo viaggiatore, e riteneva che spostarsi non apportasse arricchimenti, se non per il fatto che così si incontrano oggetto che sono, in certo modo, doppi, perché l'artista vede una cosa ma se ne rappresenta un'altra. Leopardi riteneva che un luogo ci riesce piacevole perché ce ne ricorda un altro già da noi conosciuto, e che se mai dovessimo ritrovarci nel luogo richiamato dalla memoria, questo non ci riuscirà mai né romantico né sentimentale. Questo, sia per Leopardi sia per Ungaretti, significa che il viaggiatore guarda dentro di sé e che la realtà di un luogo gli evoca un'altra visione che niente ha a che fare con la resa positivistica del paesaggio presente. La poetica del viaggiatore Ungaretti si fonda sul sentimento; è centrata sul soggetto e non sull'oggetto. I paesaggi, le persone e le epoche descritti da lui viaggiatore sono visti a lume di fantasia e rispecchiano solo miei stati d'animo, attimi fuggenti del mio sentimento.

Tratto da LETTERATURA MODERNA E CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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