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La seconda strofa - Assenza di Gozzano -


Questa secona quartina è sostenuta da un movimento che contrappone al là dove si perde / la strada  della separazione iniziale il qui dove dianzi / vestiva della durata del sentimento, alla caduta verso il basso (giù in fondo) della prima strofa la resistenza della memoria tenace che si attacca alle tracce pur minime dell'assente e così quasi la presentifica. Ma che la situazione dell'assenza non sia occasionale, bensì ricorrente, costitutitva di ogni rapporto con la donna, è detto dal prefisso iterativo dei verbi (Risalgo – rivedo). Ogni volta che si ripropone, l'esperienza della separazione da una persona amata, per quanto si sappia breve, può essere sentita, a livello inconscio, come totale, definitiva, e perciò suscitatrice del bisogno di una ripresa, che può manifestarsi nella forma del ripiegamento narcisistico: mi piego al balcone. Abbandono / la gota sopra la ringhiera. Il gesto di chinarsi e l'altro metaforicamente equivalente di abbandonarsi, ha nei Colloqui un primo significato erotico – giocoso e un secondo indicante abbattimento, sconfitta. Ma il chinarsi esprime soprattutto il riflesso corporeo di una disposizione e di un cedimento alla fantasticheria. In quest'ultimo senso, il ripiegamento fantasticante, l'abbandono alla reverie, servono a soddisfare il bisogno di recupero di un vissuto che si lascia attingere solo nel momento del sogno, della rinunzia alla vigilanza sulla realtà, come si può rilevare, ad esempio, in Convito, che segue all'Assenza, e di cui ripete, sin dall'incipit, il sostanziale movimento di resistenza alla separazione reale mediante il rifugio nell'immaginazione.

Tratto da LETTERATURA MODERNA E CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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