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La cultura nei cultural studies


Lionel Trilling dice che la cultura è il risultato dello scontro tra visioni divergenti del mondo, le quali, più che di organizzarsi gerarchicamente o di combinarsi armoniosamente cercano di coesistere dialetticamente. Nei CS cultura non significa cultura personale o cultura filosofica, perchè si considerano espressioni di superiorità sociale ed economica, di progresso (“farsi una cultura”) che ha il suo capostipite storico nell'ideale cortese e in tempi più vicini in quello illuministico del libero intelletto. L'uomo di cultura in via di principio si pone fuori dalle divisioni sociali; è un essere completo in sé.
Il senso che la parola cultura ha acquisito con gli anni è però un altro. Non si individua più una condizione individuale o un ambito disciplinare; per i comparatisti la cultura è una prospettiva universalistica che mette in rapporto gruppi e individui distinti e magari ostili tra loro. Una sorta di sogno utopistico, come dice Hartman, una sorta di giustizia sociale, un qualcosa che dica qualcosa di valido per tutti senza distinzioni tra pubblico e privato.
Importantissimi contributi in questo senso sono venuti dai semiologi russi degli anni Settanta, in particolare da Lotman e Uspenskij, per i quali la cultura è un insieme di regole e segni. La condizione della cultura è dunque la lotta che individui e gruppi diversi ingaggiano per ottenere il monopolio dell'informazione. Questo avviene tramite l'imposizione di convenzioni e restrizioni che fanno della cultura una lingua regolata (un codice) sia su scala locale (la cultura di certi ambienti) sia su scala planetaria, una sorta di sistema di segni organizzati secondo un'unica struttura gerarchica e secondo una gerarchia unificata delle regole per la loro combinazione.
Sulla base del fatto che la cultura non raccoglie tutti i testi esistenti perchè esistono i testi della non cultura, con cui la cultura è in continio rapporto, definendo, selezionando e confezionando ciò che va tramandato e ciò che va lasciato fuori. I CS mirano proprio al superamento di queste limitazioni, al recupero e alla interpretazione dei testi che la cultura ufficiale ha esautorato e reso insignificanti. Michel Foucault è stato fondamentale in quest'ottica. Secondo Foucault concezioni transtoriche come la pazzia, la medicina e la sessualità sono assolutamente convenzionali. I discorsi sono frutto di meccanismi sofisticati di controllo che creano appunto i discorsi, opinioni correnti sul valore delle cose che privano l'individuo della capacità di riconoscersi, impigliato com'è in una trama di imposizioni e comandi. La cultura è appunto la trama attraverso la quale bisogna districarsi. La sua indagine non è dunque tanto interessata ai contenuti della cultura quanto ai modi e ai principi.

Tratto da LETTERATURE COMPARATE di Gherardo Fabretti
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