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Il disagio della civiltà


Tema: antagonismo e restrizioni imposte dal processo evolutivo che innalza la specie umana alla civiltà. Il fine della vita dell’uomo è la ricerca della felicità, però la possibilità di sofferenza minaccia da 3 parti:
-    nostro corpo (destinato a deperire)
-    relazioni cn altri uomini
-    mondo esterno

per sopportare il dolore:
-    diversivi che facciano prendere la miseria alla leggera
-    soddisfacimenti sostitutivi
-    inebrianti che alterano il chimismo del corpo
-    illusioni fantastiche (per es. contemplazione opere d’arte)

l’uomo diventa nevrotico quando non è capace di sopportare il peso delle frustrazioni

la civiltà: ha il compito di regolare le relazioni reciproche tra individui tentando di non lasciarle all’arbitrio dei singoli. La vita in comune tra li uomini nasce da un duplice fondamento: coercizione al lavoro e potenza dell’amore (non essere privati dell’oggetto sessuale). Dall’amore genitale deriva l’amore inibito nella meta: disponibilità ad amare che lega gli uomini tra loro. Questa è però una limitazione della libido (eros si limita nella coppia).
Accanto alle altre pulsioni: aggressività. L’uomo vede nell’altro non solo l’oggetto sessuale o aiuto nel lavoro ma un invito a sfogare la sua aggressività. Compito della civiltà è anche limitare le pulsioni aggressive (è la rinuncia pulsionale maggiore che la civiltà impone all’uomo). La civiltà per frenare l’aggressività ricorre all’interiorizzazione di essa nel super-io (la civiltà domina l’aggressività facendola dominare da un’istanza all’interno dell’individuo). Il senso di colpa diventa il conflitto tra il rigido super-io/esigenze dell’io, è il prezzo che il progresso civile ci impone di pagare.

Tratto da LEZIONI DI PSICOLOGIA SOCIALE di Antonella Bastone
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