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Cesare, storico partigiano


Nel De bello civili Cesare è intento a dissolvere la falsa propaganda che gli aristocratici avevano avviato, e che lo definivano come un rivoluzionario e lo accomunavano a personaggi come i Gracchi o Catilina. Cesare, in risposta a queste accuse, rassicura la cittadinanza, ponendosi nella posizione di chi ha sempre difeso le leggi contro gli abusi dei suoi nemici. È naturale che i destinatari dei suoi discorsi fossero i rappresentanti del ceto medio della popolazione, legata ancora a Pompeo, visto come il difensore degli ideali repubblicani.
La stessa guerra viene descritta da Cesare come avvenimento inevitabile. Egli sottolinea come lo scatenarsi del conflitto sia dovuto ai pompeiani, che hanno ripetutamente rifiutato le sue offerte di pace. Altro punto di propaganda nell’opera è la promessa di clementia verso i suoi avversari. Molti infatti temevano nuove proscrizioni e nuovi bagni di sangue, così Cesare prometteva di non mostrare eccessi rivoluzionari.Per ultimo non si può dimenticare l’esaltazione dei suoi soldati a ricordo dei posteri. Essi sono descritti come uomini ligi al dovere, leali e coraggiosi. Questa esaltazione era già una spia del successivo processo di promozione sociale, che, per iniziativa di Cesare, porterà uomini di provenienza militare tra le file del senato.

CESARE TRA VERIDICITA’ E DEFORMAZIONE STORICA

Lo stile scarno e il rifiuto degli abbellimenti retorici ha contribuito a dare ai commentarii un impianto parecchio oggettivo. Ma sotto questa impassibilità è indubbio che Cesare abbia fatto ricorso a deformazioni degli avvenimenti per fini apologetici o di propaganda politica.
Il processo di deformazione, però, non prevede falsificazioni ampie e vistose, ma, piuttosto, omissioni che cambiano il modo di presentare rapporti tra determinati fatti.
Nel De bello Gallico la guerra di conquista viene interpretata come guerra difensiva, una guerra necessaria a difendere Roma da pericolosi attacchi di popolazioni straniere.
Nel De bello civili Cesare sottolinea la sua posizione moderata, sempre rispettosa delle leggi e dal quale non ci si deve aspettare eccessi di alcun genere.
In entrambe le opere Cesare mette in evidenza le sue doti di condottiero e le sue capacità di azione militare, evitando però di alimentare eccessivamente il carisma della sua figura. La fortuna, sempre largamente presente nelle due opere, non è vista come una divinità protettrice, ma come un fattore che può cambiare le sorti di un determinato evento, a volte anche  a favore degli avversari.    

Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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