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I personaggi secondari della Pharsalia


Sono Domizio Enobarbo e Cornelia. La figura di Enobarbo viene deformata molto da Lucano rispetto ai fatti storici, forse per adulare Nerone, suo diretto discendente. Anche l’esercito cesariano viene dipinto a tinte forti, e parecchio inverosimili: un accozzaglia di belve assetate di sangue perennemente assoggettate psicologicamente al loro capo. Cornelia rappresenta lo stereotipo della moglie fedele e devota al marito con il quale condivide fino in fondo le avversità della sorte.
Lo stile di Lucano è molto barocco. Conosce di rado dominio e misura, è molto enfatico e incalzante. Per la sua spinta continua al pathos e al sublime è stato spesso paragonato allo zio Seneca.
Lucano si fa porta bandiera della fine del genere epico tradizionale. Dopo una sanguinosa guerra tra Romani e Romani la forma epica tradizionale, fatta di richiami all’equità, alla forza d’animo, di rispetto per lo Stato e la divinità, non reggeva più. Quel mondo ideale è stato tradito; è stato tolto credito quindi alle forme letterarie che lo rappresentavano: prime di tutte l’epica.
Spetta allora alla retorica compensare con il suo linguaggio laborioso e complesso la perdita di credibilità in cui le forme semplici del linguaggio epico sono cadute. Lucano tenta di compensare la grave perdita con l’ardore ideologico con il quale denuncia la crisi: la sua ideologia politico – moralista viene gridata , ostentata e riprodotta in sententiae varie.
Il suo stile è il grido di agonia di un’epica tradita e non più credibile.   


Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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