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L'ultimo storico repubblicano in età Augustea : Tito Livio



LA STORIOGRAFIA DI LIVIO: ULTIMO STORICO REPUBBLICANO IN ETA’ AUGUSTEA

Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) Ottaviano è il solo uomo in grado di governare Roma. Con lui termina l’età della repubblica e inizia quel periodo della  storia romana che si chiama principato. La storiografia liviana rispecchia la posizione politica dell’autore che, nato in una città come Patàvium, legata ancora alle antiche tradizioni repubblicane, rivela un certo attaccamento agli ideali repubblicani e al mos maiorum.
Questo atteggiamento non destava particolari fastidi nel regime di Ottaviano, che preferiva porsi come il restauratore della res publica e non come il degno successore di Cesare. Tra lo storico e Ottaviano potevano addirittura trovarsi punti di contatto: il medesimo disprezzo per il disordine politico – sociale che aveva investito Roma negli ultimi anni della repubblica e la medesima intenzione di restaurare gli antichi valori del mos maiorum.  È comunque da precisare che il governo di Ottaviano rappresentò il trionfo della finzione, in quanto la sua politica si basava su un potere accentrato e personale e il mantenimento di alcune istituzioni repubblicane era solo una maschera che nascondeva le sue vere intenzioni.
Se Livio appariva consenziente alla nascita del regime augusteo, questo non significava che egli esaltasse in maniera incondizionata l’operato di Ottaviano. Lo storico patavino non è d’accordo con l’operato di Ottaviano, che mira a presentare il principato come la realizzazione di una nuova età dell’oro; secondo Livio la vittoria di Augusto non è servita a guarire la malattia di cui soffriva da tempo Roma: la corruzione e la degenerazione dei costumi. Guardando al passato, tuttavia riconosce che questo morbo ha colpito Roma più tardi di qualunque altra città e che nessun altro popolo può vantare esempi più grandi di integrità di costume. Lui, ultimo storico dell’età repubblicana, analizza sette secoli di storia romana, sette secoli che costituiscono da una parte il passato di Roma e dall’altra, la condizione e il senso del suo presente. Le immagini che egli rievoca costituiscono modelli di comportamento per il singolo uomo e per l’intera comunità; esempi positivi, da vedersi come inviti alla virtù, ed esempi negativi, da vedersi come avvertimenti contro le atrocità. Il glorioso passato di Roma che, da piccolo villaggio laziale è diventata caput mundi, padrona del mondo allora conosciuto, deve essere considerato come la via della salvezza per chi, ora, deve rinnovare la passata gloria. Il passato di Roma, per Livio, la guida, l’immagine che dà senso all’agire del popolo romano.

Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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PAROLE CHIAVE:

tito livio
storia romana