Skip to content

Il ritorno della poesia in Grecia

Il ritorno della poesia in Grecia



Per dieci anni la guerra insanguina le terre e il mare. Patimenti, desolazione, sofferenze accompagnano l’emergere della tragedia. Malgrado tutto, malgrado anche le dissensioni e i contrasti interni, un piccolo stato, che raccogli la Morea, la Rumèlia e le Cicladi, sorge dalla lotta liberatrice. La insurrezione entrava appena nel terzo anno di vita, quando nel 1823 da Zante una poeta di 25anni salutava la nuova libertà greca.
L’ora suonava propizia ad una rinascita della poesia nelle sette Isole. Rimaste sotto Venezia sino al 1797, esse avevano attraversato un lungo periodo di depressione economica e di stasi spirituale, da quando, con la perdita dei domini veneti dell’Egeo, esse avevano cessato di essere il ponte di Venezia verso il Levante, anche se demograficamente rinsanguiate per l’afflusso di profughi greci da Creta, da Corone e da Monemvasia.
Occupate nel 1797 dalle truppe francesi, dopo appena due anni, le Isole Ionie erano passate nelle mani dei russo-turchi che ne avevano fatto una repubblica da loro protetta. Rioccupate dai francesi nel 1807, erano poi passate nel 1815 sotto il protettorato inglese fino al 1863.
Era mancato sinora l’impulso ad una cultura indipendente nelle Ionie. Situate allo sbocco dell’Adriatico, esse guardavano a Venezia. Il dialetto veneto rimase la lingua ufficiale del Parlamento e dei tribunali, anche durante il primo periodo del protettorato inglese, e solo nel 1851 il greco divenne, per legge, la lingua ufficiale. Il popolo usava la parlata locale, imbarbarita, specie nella città, da numerose parole straniere. I giovani delle migliori famiglie si recavano in Italia per compiere studi universitari. Tuttavia già nella seconda metà del secolo XVIII si nota un certo risveglio della letteratura volgare. Andrea Màrmora pubblicò in italiano la sua storia di Corfù (poi tradotta in greco) e si ebbero i primi tentativi di un teatro ispirato al realismo e alla satira. Un esempio è la commedia “Chasis” (1795). Ne è autore lo zantiota Demetrio Guzelis (1774-1848). L’opera alla quale il Guzelis ha legato il suo nome è una commedia in 4 atti, o piuttosto una serie di scene slegate, alle quali manca organicità di intreccio. Ne è protagonista un ciabattino, zimbello della moglie e del figlio. L’autore, che dichiara di aver scritto senza pretese ma per divertimento, ritrae con vivace realismo aspetti comici della vita popolare di Zante. La lingua è il dialetto locale pieno di venezianismi.
Solomòs

Tratto da LINGUA E LETTERATURA NEO-GRECA di Gabriella Galbiati
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.